Incendio al depuratore di Ca' Nordio, imprenditore indagato: la sua ditta era stata esclusa dai lavori

Lunedì 13 Maggio 2024 di Nicola Munaro
Incendio al depuratore di Ca' Nordio, imprenditore indagato: la sua ditta era stata esclusa dai lavori

PADOVA - Che l'incendio fosse frutto dell’opera di qualcuno, e non un caso fortuito, gli inquirenti della Squadra mobile lo avevano capito subito. 
Per arrivare infatti nell’area esterna dell’impianto di depurazione Ca’ Nordio, gestito da AcegasAps in via Asconio Pediano e dato alle fiamme nella notte del 15 giugno 2022, era necessario superare una sbarra elettrica che ne chiudeva l’accesso. 
E oltre a trovare i resti bruciati di tre container colmi di materiali edili, vigili del fuoco e polizia di Stato avevano infatti scoperto una manomissione della centralina che regola l’apertura del cancello carrabile per accedere al piazzale.
 

L’ACCUSA
Più di un anno e mezzo d'inchiesta ha permesso alla procura di chiudere il cerchio dell’accusa. 
Nei giorni scorsi infatti la procura ha notificato l' avviso di conclusione delle indagini preliminari a Michele Mastrosimone, 36 anni di Policoro, in provincia di Matera. 
È accusato di incendio aggravato per il rogo scoppiato all’interno della zona di ampliamento del depuratore “dov’era posizionato - come si legge nel capo d’imputazione - il cantiere della Btb Elettroidraulica, distruggendone i container prefabbricati utilizzati per i lavori”. 
Accuse aggravate “dall’aver agito di notte, approfittando di circostanze di tempo tali da ostacolare la pubblica o privata difesa”.
 

IL SUBAPPALTO
Mastrosimone è il titolare di Cogema, un'azienda che aveva effettuato lavori di scavo nella zona del depuratore, lavori avuti in subappalto proprio dalla Btb, che a sua volta aveva vinto il bando pubblicato da Acegas. Nel corso della collaborazione però la Cogema era stata estromessa dal lavoro. 
Le indagini tecniche della Mobile e del sostituto procuratore Roberto D'Angelo hanno permesso di dimostrare che la sera del rogo un furgone della Cogema era passato nella zona del depuratore, così come anche le celle telefoniche del 36enne materano avevano agganciato un ripetitore che copre l'area delle chiuse tra Terranegra e Voltabarozzo. 
Ci hanno poi pensato gli esperti dei vigili del fuoco a chiudere la partita sull’origine dolosa delle fiamme passando al setaccio le carcasse dei container dati alle fiamme.
 

L' INCENDIO
La notte del 15 giugno 2022 i primi ad arrivare sul posto erano stati i vigili del fuoco del comando di Padova. Ad allertarli, poco prima della mezzanotte, erano state alcune persone che avevano notato le alte fiamme provenienti dalla zona del depuratore, dal lato che affaccia sul Bacchiglione
I pompieri, con l’ausilio delle autobotti, avevano dato il via alle complesse operazioni di spegnimento, proseguite per più di quattro ore. 
Il rogo si è sviluppato in una delle aree esterne del complesso di Ca’ Nordio che, non distante dalla centrale idroelettrica di Voltabarozzo, lavora e depura le acque cittadine per prepararle a essere reimmesse nell’ambiente. 
La zona interessata dalle fiamme si trovava in un cantiere che veniva utilizzato come magazzino esterno. Nel piazzale si trovavano infatti alcuni grandi container al cui interno erano stoccati materiali edili e laterizi. Tre dei container erano stati completamente avvolti dal fuoco, andando distrutti insieme al loro contenuto.
La centralina elettrica scassinata era poi stata il volano sfruttato per concentrare le indagini verso la pista del danno voluto. Che adesso ha un responsabile con nome e cognome.
 

Ultimo aggiornamento: 17:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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