Renato Chisso, subito 140mila euro contesi e altri 600mila di arretrati

La Regione ottempera alle disposizioni del tribunale: arretrati per l'ex assessore

Mercoledì 1 Maggio 2024 di Alda Vanzan
L'es assessore regionale Renato Chisso

VENEZIA - Da questo mese il consiglio regionale del Veneto comincerà a pagare il vitalizio all'ex assessore Renato Chisso. Non intero, perché ci sarà una trattenuta di circa un quinto e quella trattenuta sarà l'unica parte sequestrabile e confiscabile da parte dello Stato. Al contrario di quanto avvenuto finora visto che tutto finiva in un fondo di Equitalia.
A palazzo Ferro Fini è stata infatti notificata la decisione del giudice dell'esecuzione del Tribunale di Venezia, Daniela Defazio, che ha accolto il ricorso dall'avvocato Maurizio Paniz, legale dell'ex assessore regionale coinvolto nell'inchiesta del Mose nel 2014, condannato a 2 anni, 6 mesi e 20 giorni per corruzione, al quale era stato sequestrato l'intero vitalizio.

Nel patteggiamento era stata infatti inserita la confisca di due milioni di euro. La Regione, dunque, continuava sì a erogare il vitalizio, ma non al suo ex assessore, i soldi andavano appunto allo Stato, in un apposito fondo di garanzia preso Equitalia Giustizia.

IL GIUDICE
«Su disposizione del giudice - spiega il segretario generale dell'assemblea legislativa veneta Roberto Valente - ora il vitalizio, per la quota parte consentita, sarà corrisposto all'interessato». Chisso, cioè, prenderà i quattro quinti - circa - del vitalizio, mentre solo un quinto continuerà a essere confiscato. L'esatta determinazione del "quinto" è disposta da una legge del 2022 che ha modificato l'articolo 545 del codice di procedura penale. Ha scritto il giudice Defazio: "Se i vitalizi (di parlamentari e consiglieri regionali) non possono essere concettualmente considerati alla stregua di pensioni in senso stretto, ma nel contempo hanno sicura funzione previdenziale e sono per alcuni rilevanti aspetti normativi in modo del tutto sovrapponibile ai trattamenti pensionistici ordinari, possono allora ben essere inquadrati nella categoria delle indennità che tengono luogo di pensione' di cui all'articolo 545 del codice di procedura civile conseguendone limitazioni alla pignorabilità". "Se così non fosse, e si consentisse al creditore procedente, chiunque esso sia, di aggredire in toto al vitalizio, si giungerebbe a vanificarne la funzione previdenziale, col rischio di lasciare l'ex parlamentare o l'ex consigliere regionale privo di un minimo di risorse per far fronte alle esigenze di vita". Di più: "Si vanificherebbe anche l'ulteriore funzione del vitalizio come incentivo, al pari dell'indennità di carica, finalizzato ad assicurare a tutti i cittadini l'accesso alle cariche elettive".

LE SOMME
Palazzo Ferro Fini, come aggiunge il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, dovrà anche restituire, sempre nella quota parte dei quattro quinti, gli arretrati dal 2022 ad oggi. Funzionerà così: il fondo di garanzia di Equitalia dovrà restituire i soldi fin qui versati dalla Regione e poi la Regione li girerà a Chisso.
Di che somme si tratta? L'ex assessore regionale ha riferito di una confisca di 279.292,46 euro così ripartiti: assegno di fine mandato 88.947,70 euro lordi e assegni vitalizi per l'anno 2015 (agosto-dicembre) di euro 28.661,95, per l'anno 2016 euro 68.979,24, per l'anno 2017 euro 69.552,48, per l'anno 2018 (gennaio-marzo) euro 18.560,10. E poi ulteriori 328.287 euro riferiti agli assegni di vitalizio maturati dal maggio 2018 all'agosto 2022. Non è chiaro se la restituzione degli arretrati partirà dal 2022, quando è cambiata la norma sulla sequestrabilità degli emolumenti, (cioè circa 70 mila euro annui, meno il quinto) o se riguarderà anche le precedenti annualità fino al 2015. E in questo caso si andrebbero ad aggiungere altri 600mila euro.
 

Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 09:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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