La Pechino di Xi Jinping esalta la vittoria di Putin con un articolo sul quotidiano del Partito comunista cinese, Global Times. Il leader indiano, Narendra Modi, si congratula con lo Zar. Il venezuelano Maduro, in odio agli americani, lo saluta come «il nostro fratello maggiore». Le giunte militari sub-sahariane di Mali, Burkina Faso e Niger, avvolte nelle spire mercenarie di Wagner per conto di Mosca, si genuflettono allo Zar. Ma anche Paesi che hanno ottimi rapporti con l’Occidente - Arabia Saudita ed Egitto - preferiscono ribadire la tradizionale amicizia che avevano con l’ex Urss. Né poteva mancare un dispaccio che da Gaza di Hamas, che rimarca la sintonia anti-israeliana maturata dalla Russia di Putin con gli sviluppi della crisi mediorientale.
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Le reazioni
La si potrebbe chiamare una diplomazia dei telegrammi di congratulazioni, che però ormai sono sostituiti da post su X. La Russia, che ha invaso l’Ucraina e ha rieletto a furor di popolo il leader incriminato al Tribunale dell’Aia per deportazione di bambini dalle regioni occupate, è tutt’altro che isolata.
Ma l’investitura riconosciuta da Xi a Putin dopo l’apertura delle urne («Il risultato riflette pienamente il sostegno del popolo russo», aveva dichiarato il leader cinese) si riflette pure nel cauto riallineamento dell’India, sulla quale a lungo l’Occidente aveva puntato per spezzare i legami asiatici di Mosca, a parte lo scontato appoggio della Corea del Nord di Kim Jong-un e del Vietnam comunista. «Felicitazioni per la fiducia», esprime il generale Al Sisi a Putin, per la rinnovata fiducia tributatagli dal suo popolo. E qui siamo nel campo delle antiche relazioni tra Russia e Egitto.
Il vicinato
Prevedibile la telefonata che Putin ha avuto col presidente iraniano Raisi, alleato in Siria e fornitore di micidiali droni per la guerra in Ucraina. Fa pensare, invece, che Aleksandar Vucic, presidente della Serbia che ambisce a entrare in UE, abbia ricevuto ieri l’ambasciatore russo congratulandosi per la vittoria di Putin e consegnandogli una lettera per lo Zar in cui gli raccomanda la protezione del popolo serbo (cristiano-ortodosso come quello russo) e la sovranità della Serbia anche sul Kosovo.