TREVISO – Taglio delle liste d’attesa e recupero di 5mila prestazioni arretrate: l’Usl mette in campo anche la libera professione.
LA CIRCOLARE
È l’effetto della circolare regionale che ha reso operativa la legge 124 del 1998, quella che in sostanza, fino a questo momento più in teoria che in pratica, impone al servizio sanitario di rimborsare i cittadini che non trovando spazio nel pubblico si rivolgono al privato. L’Usl della Marca conta quasi 5mila prestazioni arretrate, cosiddette galleggianti. Fermo restando che il Cup lavora sempre per non erogarle fuori tempo massimo, sono le prime che l'azienda sanitaria potrebbe essere chiamata a effettuare ricorrendo anche alla libera professione. A livello di bilancio non sarà indolore. L’Usl coprirà la differenza tra la tariffa piena dei medici in libera professione e il ticket, se dovuto. Prendendo una tariffa media tra i 120 e i 130 euro, si parla di un impegno da oltre 600mila euro solo per le prestazioni già oggi in coda. Non ci sono ancora stime ufficiali. Ma questa è la misura. E va da se che con le nuove impegnative (l’Usl riceve richieste per 65mila prestazioni a settimana; +34% rispetto al pre-Covid) il conto potrebbe progressivamente salire. La strada è nuova. Ma è già stata ben delimitata. «Una volta i cittadini che non riuscivano ad avere la prestazioni nei tempi prestabili venivano messi nelle cosiddette liste di galleggiamento – spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca – oggi invece possono chiedere che la prestazione venga fatta nell’ambito dell’attività libero-professionale intramuraria. Cioè dai nostri medici: solo dentro l’ospedale, non al di fuori».
LA PROCEDURA
Come deve muoversi un cittadino? Quando si trova davanti a un appuntamento fuori tempo massimo, rispetto alla priorità, ora può avanzare una formale richiesta per poter fare la stessa prestazione in libera professione (pagando solo il ticket). Deve presentare l’impegnativa e un certificato rilasciato dal Cup che attesta che la data dell’appuntamento supera i tempi di attesa previsti. «Un cittadino che ha atteso 10 giorni più del previsto – è l’esempio fatto direttamente da Benazzi – può presentare formale richiesta al Cup, che certificherà il ritardo. E noi subito dopo attiveremo un nostro professionista all’interno dell’ospedale, in base alla specialità necessaria, facendo fare la prestazione in questione indicativamente nel giro di una settimana».
Sarà la stessa Usl a ricontattare il paziente comunicandogli quando e dove fare la visita o l’esame. «Il cittadino, in sostanza, non deve uscire dall’ospedale: non deve arrivare con la fattura di una prestazione fatta in un centro medico privato, perché non può essere pagata», sottolinea Benazzi. Il discorso è diverso se si rifiuta un appuntamento nel pubblico. In questo caso non si può chiedere di passare per la libera professione. Ma si stanno valutando eccezioni. In primis per gli anziani della zona di Treviso che faticano ad andare a fare una visita o un esame fino all’Oras di Motta. «Le valuteremo. Capiamo che effettivamente ci possono essere dei problemi per gli anziani – specifica il direttore generale – e ci stiamo attrezzando per evitare che debbano fare lunghe percorrenze».
Basterà per azzerare le liste d’attesa?
«Diciamo che arriveremo a dare risposte quasi complete. Oggi rispettiamo già i tempi per le prestazioni B e D – conclude Benazzi – poi ci sono situazioni che possono ancora sfuggire. Ad esempio abbiamo pochi specialisti in dermatologia. Dopo aver riempito anche la libera professione intramuraria, non ci saranno comunque più spazi. Alla luce del trasferimento della risonanza magnetica nella nuova cittadella sanitaria, inoltre, potrebbero esserci un po’ di sofferenza anche in questo ambito. Ma per le altre specialità vedo un orizzonte roseo».