RUBANO - In un mondo che si trasforma sempre di più in un paradigma incentrato sull’innovazione e la sostenibilità bisogna essere pronti. A Padova l’80% delle imprese ha meno di dieci dipendenti e questo può essere un problema per stare al passo con le nuove normative sostenibili dell’Unione Europea. Questo uno dei tanti temi trattati, a Villa Borromeo di Rubano, durante la penultima tappa del road tour composta da sette tappe di “Eccellenze del Nord Est, le imprese più dinamiche 2023”. L’ultimo appuntamento è previsto per oggi in provincia di Belluno. Questo percorso è servito anche per presentare l’analisi sulle imprese più performanti del Triveneto, realizzato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti Esperti Contabili di Pordenone, Rovigo, Venezia, Trento-Rovereto, Treviso, Padova e Belluno. Il focus del convegno padovano riguardava l’economia locale, con l’analisi sulle performance di quasi 14mila società di capitali della provincia, realizzata dall’Ordine dei Commercialisti con il Centro Vera dell’Università Ca’ Foscari.
IL NODO NORMATIVO
Quello che mette in difficoltà le Pmi è la capacità di soddisfare completamente i requisiti richiesti dell’Unione Europea in campo di sostenibilità. Le piccole e medie imprese ad oggi non sono obbligate per legge a fornire dati sulla sostenibilità, ma la diffusione di informazioni in questo ambito può essere una grande opportunità per ampliare la propria rete, oltre che migliorare l’immagine aziendale e agevolare l’accesso al credito. «Ad oggi c’è l’urgenza di capire come può avvenire lo sviluppo di un’azienda rispetto alla sua stessa composizione - sottolinea Antonio Santocono, presidente della Camera di Commercio di Padova - Tra qualche anno, le imprese che non presenteranno il bilancio di sostenibilità, avranno alcuni svantaggi come, ad esempio, non potranno partecipare a gare e appalti pubblici. Le aziende del nostro territorio sono composte per l’80% di piccole imprese che hanno un fatturato annuo inferiore ai 10 milioni e sotto i dieci dipendenti. E quindi non hanno le forza di avere determinate certificazioni e dovranno rincorre a delle consulenze».
«Questa diventa anche una complicazione perché le nostre aziende sono vessate dalle norme europee che prevedono determinate figure e parametri all’interno dell’azienda - continua Santocono - Ma come fa una piccola azienda di nove dipendenti ad avere determinate figure professionali? Chi riuscirà a superare questa complicazione potrà diventare un’azienda competitiva. La soluzione dell’aggregazione è impossibile e quindi accadrà che le aziende cresceranno fino ad un certo punto poi se non riusciranno a traferire il lavoro si arriverà alla vendita».
L’OPINIONE
La pensa diversamente Leopoldo Destro, presidente di Confindustria Veneto Est, secondo il quale l’aggregazione è invece una possibile soluzione per lo sviluppo sostenibile dei territori. «Ad oggi, sul piano del territorio, Padova è si è posizionata seconda a livello europeo come “Capitale dell’innovazione” - spiega - E ancora è tra le prime cinque città italiane per maggior numero di startup nate quest’anno. Questi sono risultati importanti, ma per quanto riguarda le prospettive c’è un tema dimensionale più complesso. È un dato di fatto che il maggior numero di imprese sono di piccole dimensioni e per questo motivo bisogna fare un grande lavoro di aggregazione oppure inserire le aziende piccole in filiere virtuose. Per fare in modo che le cose funzionino occorre capitale umano, e quindi lavorare molto con l’università e gli istituti tecnici superiori».