ROVIGO - L'esibizione di coltelli di ogni tipo, compreso un machete, da parte di una delle due “baby gang”, formata prevalentemente da ragazzini italiani ma con origini marocchine, prima della rissa al luna park la mattina dello scorso 24 ottobre, il Marti franco, fortunatamente sedata sul nascere prima dall'intervento dei giostrai, poi da quello delle forze dell'ordine, non è passata inosservata e, venerdì mattina, undici ragazzini, tutti indagati per le ipotesi di reato di minacce e porto abusivo di armi ed oggetti atti ad offendere, hanno ricevuto la visita di polizia e carabinieri che hanno eseguito i decreti di perquisizione emessi dalla Procura di Rovigo e da quella per i minorenni di Venezia, visto che si tratta di giovani, mediamente di età compresa fra i 15 e i 16 anni, ma c'è anche un maggiorenne.
Le perquisizioni
Sono undici dei ragazzi ripresi nell'inquietante video circolato sui social e poi finito al vaglio degli inquirenti, nel quale, alcuni con il volto parzialmente coperto, nella loro marcia di avvicinamento alle giostre al Censer, lungo la ciclabile, sfoggiavano coltelli, mannaie, spranghe, chiavi inglesi, bottiglie di vetro, oltre al machete con una lama di una quarantina di centimetri. Si tratta, praticamente, di tutti quelli che nel video impugnavano armi proprie o improprie. Le perquisizioni, che si sono svolte in diverse località soprattutto nella zona dell'Alto Polesine, fra Trecenta, Castelmassa, Lendinara e Badia, ma in un caso anche nella Bassa Padovana, ha permesso al personale della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri di individuare diversi elementi utili a sostenere le ipotesi investigative, come gli indumenti indossati dai giovani che si erano ripresi. Uno dei giovani è stato anche trovato in possesso di uno smartphone risultato rubato, così che è stato ulteriormente denunciato per l'ipotesi di reato di ricettazione. Dopo le perquisizioni, tutti i giovani sono stati formalmente informati delle indagini a loro carico e, contestualmente, sono stati loro notificati i provvedimenti emessi nei loro confronti dal questore Giovanni Battista Scali: 10 avvisi orali, la più leggera tra le misure personali, sostanzialmente un monito a rigare dritto e non infrangere la legge, e un foglio di via obbligatorio, la misura che vieta al destinatario di tornare nel Comune dal quale è stato allontanato.
La rissa
All’incontro-scontro, secondo la ricostruzione degli inquirenti si sono presentati, divisi in due fazioni, una decina di ragazzi da una parte e circa una trentina dall’altra, quasi tutti ancora minorenni. Tutto sarebbe nato da un litigio tra due ragazzi sui social: un post ritenuto grave ed offensivo a cui seguiva uno scambio di messaggi e, infine, la decisione di incontrarsi per “chiarirsi”. Una sorta di spedizione punitiva che sarebbe nata da una discussione in calce ad un post sulla Palestina libera, anche se in realtà i temi della conversazione, come è abbastanza chiaro, sono stati più da bar che da relazioni internazionali, con strascichi di natura etnica.