TREVISO - Braccato dalla polizia ha deciso di consegnarsi. La fuga di Branko Durdevic, il nomade 36enne che ha sparato allo zio, Joco Durdevic, 53 anni, tuttora ricoverato in gravissime condizioni al Ca' Foncello, è durata poco più di 7 ore. Individuato dalla squadra mobile grazie al segnale telefonico del cellulare, con il quale si era messo in contatto con alcuni familiari che in tutti i modi cercavano di convincerlo a costituirsi, Branko è stato preso in consegna dalla polizia verso le 22.30 di lunedì sera. Era in un campo poco lontano da casa, in Borgo Capriolo. Ma della pistola con cui ha sparato contro il parente, centrandolo in testa, non c'è ancora traccia. Se n'era disfatto prima dell'arrivo delle forze dell'ordine. «Mio zio non era solo - la versione fornita dal 36enne agli investigatori -. C'erano anche le due figlie e un genero. Aveva una spranga». Poi gli almeno due colpi di pistola esplosi dal terrazzino di casa, al termine di una violenta discussione, e Joco che si accascia a terra in una pozza di sangue.
A VENEZIA
Per Branko Durdevic si sono subito aperte del carcere di Venezia.
LA RESA
Senza possibilità di fuga chiama un familiare, che lo convince a consegnarsi. Il pubblico ministero ora ha 48 ore di tempo per formulare al gip la richiesta di misura cautelare. Poi ci sarà la fissazione dell'udienza di convalida dell'arresto e l'interrogatorio di garanzia. Intanto la squadra mobile sta continuando a interrogare testimoni diretti e indiretti della sparatoria, per ricostruire con esattezza quanto accaduto. Gli inquirenti, inizialmente, temevano che Branko avesse riparato fuori regione, magari anche all'estero. Ma sin dal primo pomeriggio il cellulare del 36enne, che ha continuato ad usare per chiedere aiuto e consigli ad amici e parenti, era stato localizzato non distante da Santa Bona.
Alberto Beltrame
Denis Barea