Uomini violenti:«No a sconti di pena a chi partecipa ai corsi di recupero»

La presidente della Commissione parlamentare Semenzato «Nessuna scorciatoia: chi maltratta è un criminale»

Mercoledì 15 Maggio 2024 di Mauro Favaro
Martina Semenzato, deputata, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio

TREVISO - «L’uomo violento rimane violento. Giustamente esistono i centri per uomini maltrattanti, ma guardo con fatica ai corsi di recupero. È giusto che una società punti alla rieducazione. Però che si arrivi a ridurre una pena perché si partecipa a un corso, a me come donna sta molto stretto. L’uomo maltrattante è un criminale, e come tale va trattato: le pene devono essere certe, puntuali e senza sconti. I centri sono importanti perché almeno ci permettono di monitorare questi uomini e i loro percorsi di vita». Martina Semenzato, deputata, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere, non ha usato giri di parole nell’incontro “Cosa vuoi che sia…” organizzato dalla Fials di Treviso al Ca’ Foncello.

La commissione bicamerale sta lavorando per mettere a punto un testo unico sulla violenza di genere. Usciranno da qui le proposte che arriveranno sul tavolo del governo. La parola d’ordine fondamentale è prevenzione.

Il nodo

«Quando parliamo di pena siamo già tutti sconfitti, perché vuol dire che una donna nel peggiore dei casi è stata uccisa o viene maltrattata» sottolinea la presidente. Il problema è enorme. E troppo spesso passa sotto silenzio. Solo nella Marca quasi 2 donne al giorno si rivolgono ai pronto soccorso a causa di violenze subite in famiglia. Dall’inizio dell’anno ad oggi sono state 194 quelle accolte con il “Codice rosa”. Ma qualcosa si sta muovendo. Sono sempre di più, infatti, le donne che cercano di mettersi le violenze alle spalle. Gli accessi al servizio di pronta accoglienza di Treviso sono più che raddoppiati negli ultimi 5 anni. Nel 2018 erano state accolte 16 donne, con 13 bambini. L’anno scorso si è saliti a 35, con 35 bambini. Tanto che al momento non ci sono abbastanza soldi per garantire il servizio fino alla fine dell’anno. Ca’ Sugana, comunque, è già alla ricerca di fondi. «A volte una donna ci mette dai 2 ai 5 anni prima di denunciare – evidenzia Semenzato – perché spesso non sanno dove andare, non sanno quali strumenti hanno a disposizione, pensano di essere sole. E pesa anche la vergogna in ambito familiare». La presidente della commissione invoca un nuovo patto tra famiglie, scuola, società civile e politica. «Dobbiamo riappropriarci del ruolo genitoriale. Anche del valore di dire no ai ragazzi – mette in chiaro – altrimenti si sentiranno legittimati a prendere qualsiasi cosa, anche un rapporto privo di consenso».

Gli strumenti

«Bisogna parlare anche delle cose che funzionano. Moltissime donne, ad esempio, stanno avendo il coraggio di ricorrere all’ammonimento del questore - conclude Semenzato -. Le donne possono avere a disposizione il reddito di libertà alla defiscalizzazione che consente di accedere al mondo del lavoro, il microcredito la sospensione delle rate dei mutui e il percorso privilegiato per l’accesso a una casa». Sabato a Riese Pio X ci sarà una commemorazione per ricordare Vanessa Ballan, la 26enne brutalmente uccisa in casa dall’ex amante. A sei mesi dal femminicidio, Centro donna, Avis e Aido hanno voluto dedicarle un momento di riflessione (alle 17.30 a Casa Riese), a cui parteciperà il compagno Nicola Scapinello insieme al resto della famiglia.

Ultimo aggiornamento: 22:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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