MESTRE - Insufficiente diritto di replica in sede di verifica. E ancora una serie di accertamenti induttivi dei quali, poi, non c'era sufficiente prova. Insomma, più di un buco nelle indagini fiscali che l'avevano portata a processo. Sono queste le basi sulle quali è stata assolta - ieri mattina, in tribunale a Venezia - un'imprenditrice di 44 anni, residente a Salerno, ma titolare di un'azienda nel mestrino e accusata di evasione fiscale: a pronunciare la sentenza, il giudice monocratico Enrico Ciampaglia.
IL PROCESSO
L'imprenditrice campana era stata rinviata a giudizio perché, da rappresentante legale della ditta, non aveva versato l'Iva per l'anno d'imposta 2014, sottraendo così allo Stato qualcosa come 75.995 euro.
LE MANCANZE
Le stesse carte sulle quali si basava il capo d'imputazione, sono state analizzate anche dalla difesa della donna, affidata all'avvocato penalista Emanuele Compagno che ha ripassato sotto la lente d'ingrandimento numeri e relazioni, comprese le documentazioni fiscali e doganale. È lì che sono emersi i primi buchi nel lavoro degli inquirenti: la difesa infatti ha individuato delle carenze sia nelle operazioni di verifica e sia nella documentazione prodotta. Tutte mancanze portate in tribunale e usate nell'arringa di ieri mattina.
LA DECISIONE
Assoluzione perché il fatto non sussiste, questo ha deciso il giudice dopo alcuni minuti di camera di consiglio, certificando - anche se per le motivazioni servirà aspettare altro tempo - come il lavoro degli inquirenti non sia stato privo di errori e ci siano state mancanze diventate, così, decisive nel processo.