Non c’è pace a viale Mazzini. Ad imbizzarrire il cavallo rampante della Rai, stavolta è il 25 aprile. O meglio il monologo per la Liberazione che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto recitare ieri sera, durante il programma di Rai3 Chesarà. Un intervento che, come denunciato in mattinata dalla conduttrice Serena Bortone con un post su Instagram, è però stato «annullato» senza che le fossero fornite «spiegazioni plausibili», nonostante la partecipazione di Scurati fosse già stata resa pubblica attraverso un comunicato.
LA RISPOSTA
Anche questa versione è contestata da chi vede nello stop la malafede della Rai (e del governo), citando una nota interna che riporta come la partecipazione sia stata annullata per «motivi editoriali». E cioè per il contenuto dell’intervento che, a partire dall’omicidio di Giacomo Matteotti commesso dai fascisti, si delinea come un attacco al «gruppo dirigente post-fascista» che «vinte le elezioni nell’ottobre del 2022», non ha ripudiato il suo passato ma continua a «cercare di riscrivere la storia». Un affondo diretto a Giorgia Meloni che «ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista». Chiamata in causa la premier ha risposto sui social schermandosi dalle accuse di censura attraverso la pubblicazione integrale del monologo. Il post di Meloni comincia però con una premessa in cui attacca chi come «la sinistra», «anche oggi sta montando un caso». «La sinistra grida al regime - scrive Meloni - la Rai risponde di essersi rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo. Non so quale sia la verità, ma pubblico tranquillamente io il testo del monologo (che spero di non dover pagare)». Segue poi il testo di Scurati perché, conclude la premier, «chi è stato ostracizzato e censurato dal servizio pubblico non chiederà mai la censura di nessuno. Neanche di chi pensa che si debba pagare la propria propaganda contro il governo con i soldi dei cittadini», e «Perché gli italiani possano giudicarne il contenuto».
LE POLEMICHE
A sera è arrivata la replica dello scrittore famoso per la serie di libri “M”, incentrati sulla vita di Benito Mussolini, con una lettera indirizzata al quotidiano La Repubblica. «Il mio pensiero su fascismo e postfascismo doveva essere silenziato», attacca Scurati, spostando «il discorso sulla questione evidentemente pretestuosa del compenso». «Un capo di Governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo - conclude - Questa, gentile Presidente, è una violenza. Non fisica, certo, ma pur sempre una violenza. È questo il prezzo che si deve pagare oggi nella sua Italia per aver espresso il proprio pensiero?»
Difficile pensare che sia finita qui. In attesa delle probabili conseguenze disciplinari per la conduttrice Bortone («È una dipendente Rai e non è autorizzata a parlare sui social dell’azienda» si sente a viale Mazzini) che ieri ha però infine letto il monologo di Scurati in diretta, a dominare il dibattito sono le voci levatesi da ambo le parti. Se l’Anpi vede nell’episodio «un fatto gravissimo» e l’opposizione tutta (Pd, M5s, Azione, Iv e Avs) concorda nel chiedere spiegazioni, Alfredo Antoniozzi di Fdi, si fa portavoce dei suoi colleghi: «Scurati è uno di quegli autori molto intelligenti che, con la Destra al governo, sanno di poter fare marketing vendendo libri e incassando soldi dalle apparizioni pubbliche».