L'Opera Romana Pellegrinaggi lancia la nuova stagione di pellegrinaggi in Turchia che, oltre ad Istanbul, toccano percorsi pervasi di storia del cristianesimo e biblico. «La Turchia è il luogo dove il cristianesimo si è sviluppato e ha vissuto, dove nei primi secoli si è formata la liturgia, il modo di credere che noi oggi abbiamo.
Le nuove mete sono state presentate in un evento a Roma con l'ambasciata turca presso la Santa Sede rappresentata da Ufuk Ulutaş, ambasciatore di Türkiye presso la Santa Sede e RÕza Haluk Soner, Consigliere per la Cultura e le Informazioni dell'Ambasciata di Türkiye a Roma. Istanbul, come Efeso o la Cappadocia, scelte dunque non per fare concorrenza a Betlemme, Nazareth, Gerusalemme, oggi 'out' a causa della guerra.
«Non proponiamo la Turchia perché purtroppo non possiamo andare a Gerusalemme - chiarisce l'ad dell'Orp - ma perché la Turchia merita da sola. Un pellegrino che ha già visitato la Terra Santa poi necessariamente deve andare in Turchia perché è un un passo normale, naturale». Quanto a Gerusalemme mons. Chiavarini confida la volontà di tornare: «Certamente, prima ancora che sia possibile, andremo».
Non escluso un primo viaggio all'inizio del 2024. Tra le mete della Turchia, nelle offerte dell'Opera Romana Pellegrinaggi, c'è Myra, la città di San Nicola (la cui festa di celebra proprio oggi 6 dicembre). Nel corso dell'evento al seminario romano, si è parlato dei recenti scavi e lavori di ripristino della chiesa bizantina dedicata al santo. È stato riportato alla luce una parte del pavimento originale, un affresco raffigurante Cristo benedicente e, soprattutto, un sarcofago vuoto collocato in una nicchia laterale recante delle iscrizioni in greco, che ha certamente custodito il corpo del Santo, prima della traslazione delle reliquie in Puglia, attualmente custodite nella basilica di San Nicola a Bari. Quel San Nicola che una tradizione nata negli Stati Uniti da decenni ha trasformato in Santa Claus, Babbo Natale.
«I nostri pellegrinaggi - commenta don Remo Chiavarini - sono utili anche per tornare alle radici della fede. Questo è un mondo che snatura tutto, e San Nicola ne è un esempio. Il santo di Myra, dove portiamo i nostri pellegrini, era un grande padre della Chiesa. Come è stato possibile trasformarlo in Babbo Natale? Purtroppo però è così. Bisogna stare molto attenti perché anche il Cristianesimo che è una religione storica fatta di persone, di luoghi, di età, di momenti, rischia di diventare una favola»