Alla Fenice un magico Jarrett
Forse il concerto diventerà un disco

Mercoledì 9 Luglio 2014 di Gianpaolo Bonzio
Alla Fenice un magico Jarrett Forse il concerto diventerà un disco
VENEZIA - Chi aveva ascoltato le prove pomeridiane ha raccontato di un Keith Jarrett addirittura sorridente. Niente a che vedere, insomma, con l’artista indispettito, e più noto agli addetti ai lavori, che qualche giorno fa, a Parigi, infastidito da alcuni spettatori ha abbandonato la scena. Ed in effetti l’indicazione pomeridiana ha trovato conferma nel concerto di martedì sera alla Fenice dove Jarrett probabilmente ha trovato la dimensione a lui più congeniale.

Due ore di musica, tre bis con il pubblico costantemente in piedi a tributare un lungo applauso, lanciano il concerto organizzato da Veneto jazz tra le performance più interessanti nella formula del piano solo dell’artista Allentown. Non a caso, come è stato più volte annunciato in sala, il concerto è stato totalmente registrato dall’Ecm, la storica etichetta di Monaco di Baviera, ed è molto probabile che presto darà vita ad un disco.

Che il pianista statunitense, anche questa volta, si trovasse a suo agio alla Fenice lo si è capito fin dai primi brani dove a fianco ad intense improvvisazioni ha poi via via inserito alcuni brani della sua lunga produzione nel campo del canzoniere americano e non solo (come "Answer me, my love"). Ma la vera magia del musicista resta quella di affiancare materiali di diversa natura rielaborandoli in costante salita. La sua musica offre squarci di una bellezza tormentata che prende corpo con quella naturalezza che solo i grandi protagonisti riescono a raggiungere. Che si tratti di un blues, di un vecchio pezzo di Coltrane, di un passaggio quasi atonale, oppure di un brano con echi spagnoli Jarrett dimostra una visione spesso oscura, ma sempre ricca di emozioni. Il contesto, come detto, è stato fondamentale perchè in questa dimensione Jarrett si è praticamente abbandonato (non è proprio frequente visto il carattere) quasi prendendosi in giro durante una tortuoso fraseggio, "non so nemmeno io cosa fosse" ha detto ridendo, oppure battendo senza sosta con un piede per accentuare uno swing già mozzafiato. Il tutto inserito nel suo particolare modo di stare al pianoforte, ora piegandosi sulla tastiera ora suonando praticamente in piedi.

Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 15:39

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