I bitcoin non piacciono a Renzi:
parte la guerra alla moneta virtuale

Lunedì 17 Febbraio 2014 di Francesco Bisozzi
I bitcoin non piacciono a Renzi: parte la guerra alla moneta virtuale
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L'arrivo di Matteo Renzi al governo rischia di sbarrare la strada ai bitcoin in Italia. La moneta virtuale più cliccata del web, che ha messo in imbarazzo governi e banche centrali, e dato parecchio da fare agli organismi di vigilanza Usa, chiamati a imbrigliare una divisa che, libera da regole, presta il fianco al riciclaggio di denaro sporco, non sembra andare particolarmente a genio all'entourage del segretario del Partito Democratico.



Sui gettoni virtuali coniati da Satoshi Nakamoto, informatico di cui non si sa praticamente nulla a dire il vero, non si è ancora espressa Bankitalia, nonostante i warning diramati in questi mesi da molte banche centrali, da Pechino a Parigi. Palazzo Koch per adesso monitora il fenomeno con la stessa attenzione con cui vigila sugli altri metodi di pagamento online.



Proprio la scorsa settimana Davide Serra, il manager a capo del fondo d'investimento Algebris che durante le primarie del Pd si è esposto in prima persona per sostenere il sindaco di Firenze, al quale l'attuale inquilino del Nazareno presterebbe volentieri ascolto quando c'è di mezzo la finanza, ha attaccato la crypto-moneta, paragonando (in un tweet) i bitcoin allo schema Ponzi. E all'inizio del mese il deputato Pd Luigi Bobba ha chiesto al ministro Saccomanni di regolare quanto prima l'uso della divisa elettronica anche al fine di proteggere gli utilizzatori più giovani: «Va messo in atto un sistema di monitoraggio delle transazioni che avvengono grazie a questa valuta virtuale, al fine di evitare che possano verificarsi eventuali truffe a danno dei consumatori». Se Renzi, a cui è stato affidato l'incarico di formare il Governo, dovesse porgere l'orecchio ai suggerimenti provenienti da chi lo circonda è probabile che la diffusione dei bitcoin nel Belpaese registri di qui a breve un brusco rallentamento.



L'eventuale stop giungerebbe in un momento particolarmente positivo per la valuta internettiana che proprio negli ultimi tempi sembra aver fatto finalmente breccia pure nella Penisola. Sempre più numerose le attività che hanno detto sì ai gettoni digitali. Non soltanto Bed and breakfast e agriturismi, che per primi si sono avvicinati ai bitcoin, ma anche palestre (Sport&Fit a Gorizia), tennis club, negozi di elettronica e agenzie immobiliari (la Diaz di Busto Arsizio) hanno aperto la porta alla nuova forma di denaro 2.0. A gennaio Sel ha presentato un emendamento al decreto legge Destinazione Italia, ora al Senato, a favore della tracciabilità delle transazioni in bitcoin, superiori a mille euro. A presentarlo è stato il deputato Sergio Boccadutri che ha così invitato il governo a regolamentare i gettoni.
Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 14:53

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