Baby gang prende a botte e uccide
due clochard: «Per passatempo
ne avevamo già pestati 50» /Foto

Martedì 22 Luglio 2014 di Federica Macagnone
Alex Rios, Nathaniel Carrillo, Gilbert Tafoya
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Li hanno lasciati a terra, senza vita e con i volti talmente tumefatti da essere ancora non identificabili. Tre adolescenti del New Mexico avevano deciso che il loro passatempo preferito doveva essere quello di massacrare di botte i senzatetto di Albuquerque.







Alex Rios, 18 anni, Nathaniel Carrillo, 16 e Gilbert Tafoya, 15, sono ora detenuti nel carcere di Bernalillo County, dove hanno confessato di aver pestato almeno 50 senzatetto della zona. Ma quella notte qualcosa deve esser sfuggita loro di mano. Stavano rientrando da una festa quando hanno visto tre clochard che dormivano su alcuni materassi in strada. Probabilmente in preda ai fumi dell'alcool hanno iniziato a colpirne due con tutto ciò che trovano nel loro raggio d'azione: mattoni, blocchi di cemento e un palo di metallo.



Un terzo uomo senza fissa dimora, Jerome Skeets Eskeets, ha tentato di fermarli ma quando i tre si sono scagliati contro di lui, procurandogli tra l'altro lividi ed escoriazioni, è fuggito.



Finito il massacro, Rios e Carrillo sono andati a dormire a casa di Tafoya, come se nulla fosse mai successo. Alle prime luci dell'alba una chiamata alla polizia ha riferito di due cadaveri in strada. I ragazzi sono stati individuati grazie alla testimonianza del senzatetto riuscito a fuggire. «Non appena gli agenti di polizia ci ha detto di chiamare i ragazzi per parlare con loro, mio figlio ha iniziato a vomitare e ho capito che c'era qualcosa che non andava» ha raccontato Gilbert Prieto, padre del quindicenne. «Ero molto arrabbiato - ha dichiarato più tardi il ragazzino alla polizia - la mia ragazza mia aveva lasciato e avevo bisogno di sfogarmi».



I tre ragazzi sono apparsi in tribunale: sono accusati di percosse e omicidio, e su Alex Rios pende anche l'accusa di istigazione di minore. Per Prieto, padre di Gilbert, sono tante le domande senza risposta. Una su tutte: all'indomani del crollo dell'economia del 2008, la famiglia si era ritrovata a vivere di stenti e senza una casa. «Mio figlio ha conosciuto la miseria, sa cosa vuol dire vivere nelle ristrettezze e poi va a prendersela proprio con i più poveri – ha dichiarato l'uomo – Quello che è successo è difficile da accettare. Come padre ti senti di aver fallito. Adesso dovrà pagare per quello che ha fatto».
Ultimo aggiornamento: 21:44
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