Deficit, Parigi sfida Bruxelles. Merkel: i compiti vanno fatti

Giovedì 2 Ottobre 2014 di Francesca Pierantozzi
Il ministro delle Finanze francese Michel Sapin
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Cinquanta miliardi di economie, tagli alla spesa pubblica, agli enti locali e alla protezione sociale non bastano alla Francia per mantenere le promesse europee.



La legge di Bilancio presentata ieri dal ministro delle Finanze Michel Sapin non consente a Parigi di rispettare né i suoi impegni sul deficit al 3 per cento nel 2015 (ormai si dovrà aspettare il 2017) né la parità di bilancio nel 2017 (si dovrà arrivare al 2019).



Il tutto gravato da un debito che due giorni fa ha superato per la prima volta la soglia dei 2 mila miliardi di euro. Ma questa volta la Francia ha detto basta: «il rigore va bene, l'austerità no. Ai francesi non verranno chiesti sforzi supplementari» e il disavanzo sarà del 4,4%. Un tono che non è piaciuto né a Bruxelles né a Berlino, dove la reazione di Angela Merkel è stata immediata: «ognuno faccia i compiti a casa».



BOTTA E RISPOSTA

Anticipando rimproveri e messe in guardia da Bruxelles, Sapin ha scelto ieri mattina una linea di difesa offensiva: se la Francia ancora una volta è costretta a chiedere tempo, la colpa non è del governo che «controlla impeccabilmente le spese» ma della congiuntura economica, della crescita asfittica nell'eurozona e dell'inflazione a zero che riducono l'impatto di qualsiasi sforzo per risanare i bilanci.



«L'Europa - ha detto il ministro alzando la voce - deve prendersi le sue responsabilità. La Banca Centrale ha preso iniziative, ha deciso, realizzato, e ci sono effetti. Ma noi che facciamo dal punto di vista del bilancio? Vogliamo continuare esattamente come prima, quando bisognava lottare conto i deficit pubblici accumulati e contro il rischio di esplosione della zona euro? O non dobbiamo piuttosto agire in funzione della situazione attuale per ritrovare una crescita indispensabile?». Sapin ha riconosciuto che è necessario continuare a ridurre i deficit: «ma a che ritmo?», ha chiesto.



La risposta da Bruxelles non si è fatta attendere. «La Francia, come altri Paesi, deve lavorare più duramente» perché «deve rispettare le regole del Patto di stabilità, riguadagnare competitività, rendere flessibile il mercato del lavoro» ha detto il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem in un'intervista alla tv olandese RTL Z. Anche la Germania si è fatta sentire. Sapin l'aveva chiamata in causa per il cronico surplus commerciale del paese, uno squilibrio che si ripercuote su tutta l'eurozona.



Le questioni della crescita «si pongono a ognuno dei nostri paesi - ha detto Sapin - in particolare ai paesi in situazione di surplus commerciale perché hanno avuto il coraggio, o perché governi precedenti hanno avuto il coraggio di fare le riforme indispensabili.

Anche Merkel è stata pronta nella risposta: «L'eccedenza della bilancia commerciale non è un handicap per la zona euro, al contrario», ha detto la cancelliera da Berlino. Nessuna comprensione per la Francia costretta a chiedere più tempo all'Europa.



«Non siamo ancora al punto in cui si possa dire che la crisi è alle nostre spalle - ha detto Merkel - I Paesi devono fare i loro compiti per il loro benessere» ha aggiunto, ricordando che il patto di stabilità e crescita «si chiama così perché non può esserci crescita sostenibile senza finanze solide».



Ma per la Francia i compiti a casa sono già fatti: «non chiederemo ulteriori sforzi ai francesi - ha detto Sapin - il governo adotta la serietà di bilancio per rilanciare il paese ma rifiuta l'austerità». Solo nel 2015 lo stato francese dovrà fare 21 miliardi di economie, con riduzioni nella funzione pubblica, (1200 posti in meno), tagli in tutti i ministeri (tranne Educazione), negli enti locali e nella protezione sociale, con un risparmio previsto di 3,2 miliardi di euro nel 2015 sulla copertura delle cure sanitarie, cifra che Sapin ha definito «senza precedenti».
Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 15:17

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