K2, i compagni d'avventura tra
speranze e "ultime possibilità"

Lunedì 21 Luglio 2014 di Agostino Da Polenza
K2, i compagni d'avventura tra speranze e "ultime possibilità"

Giuseppe Pampili è un ingegnere nucleare, di quelli "fregati" - professionalmente - dal referendum antinucleare, che s'ingegna con la progettazione civile, e questa é la sua terza volta al K2, «è l'ultima possibilitá», ripete a tutti.

Claus Gruber è altoatesino, ma lui preferisce definirsi sudtirolese, e ha la faccia del contadino "no global moderato" dei masi della provincia più ricca d'Italia, viso affilato e occhietti furbi, una barbetta che raccoglie in due treccine sottili, è alla sua prima al K2.

Tamara Lungher é con lui: "Ci siamo incontrati questa primavera e abbiamo deciso di venire qui".

Lei è una ragazzotta che parla simpaticamente un italiano come si parla a nord di Bolzano. È una tosta, all'apparenza e per quel che raccontano i miei compagni che l'anno vista in azione tra campo due e il tre. Sono i nostri ospiti a cena di ieri sera.

La tenda mensa é ben organizzata: poltrocine da campo, tavolo centrale, ma sprattutto un buon isolamento sul fondo, dove si tengono i piedi. So di scrivere questo pezzo mentre in Italia il caldo imperversa, ma qui ieri sera un momentaneo rovesciamento del fronte delle furiose bufere d'alta quota, ci ha regalato per un'ora una stellata strepitosa ma anche una brezza gelida che irrigidiva il volto e le mani. Il resto era protetto dai confortevoli indumenti in piumino.

Il buon isolamento della nostra tenda-mensa é dovuto a fogli di poliuretano stesi sul fondo, formato da un sottile strato di ghiaia che poggia sul ghiaccio vivo, sopra al poliuretano uno stato di tappeti e stuoie a fermare l'alito gelido del ghiacciao. Una lampada a gas e un fornelletto da campeggio, oltre ai nostri corpi, consentono una temperatura sopportabile, tanto da togliesi il piumino lasciandolo "solo" appoggiato alle spalle.

Simone Origone è l'uomo più veloce al mondo con gli sci, 252 km orari, ed é valdostano. Un ragazzone che sembra proprio a una guida della sua terra, soprattutto quando sorride, e quando racconta, con un filo di antico pudore, di sé e delle sue attivitá sportive e alpinistiche. Michele Cucchi è lo stereotipo del montanaro, della guida, del soccorritore: un viso intagliato nel legno duro e scuro; il rispetto di cui gode da parte dei suoi amici e "allievi " pakistani, che qui sono per salire il K2, é enorme. A loro credo appaia come un imam dell'alpinismo. Gli sono amici, e si sente.

La cena era stata proposta da Daniele Nardi, ottimo alpinista, reduce dall'invernale al Nanga Parbat, qui in veste di documentarista d'alta quota . Certo, la cucina e l'organizzazione di cene, non sono però tra le sue doti migliori. La conversazione in queste cene eterogenee, con i piedi sul ghiacciao e la tenda che sbatte per il vento, va in parallelo al cibo servito dalla cucina: minestra di pollo, verdure più o meno piccanti, riso con piselli, cream caramel. Certo il prosciutto crudo e il grana come "integratori" sono indispensabili.

Le previsioni meteo, sono un argomento importante di conversazione, la strategia di salita, e poi storie, piccole e grandi, delle reciproche esperienze alpinistiche e, come sempre, battute, recipriche prese per i fondelli. Ci sono agomenti che in Italia mai sarebbero affrontati a cena come la qualitá delle produzioni fisiologiche, peraltro di importanaza fondamentale. Fortuna che c'è Stefania che ogni tanto interrompe il monotema parlando di cronaca italiana, di capelli con Tamara, dei colori dell'abbigliamento alpinistico, di storie non alpinistiche di vita.

Ma questa è una spedizione pakistana! I nostri amici, con i visi bruciati dal sole come i nostri , con le mani dure, lo sguardo che cerca sempre verso l'alto, sono rintanati nella vicina loro tenda mensa, stanno al caldo, anche loro isolati dal ghiacciao, seduti in cerchio, con le tazze di te fumanti. Al tramonto, uno di loro sale su un cumulo di sassi della morena, e canta le lodi al Profeta, rivolto alla mecca. È suggestivo. Beviamo un chai insieme a loro, un caffè tra noi e poi i "Pirati dei Caraibi" sul pc, nella tende mensa, con i piedi sulla sulla bull dell'acqua calda, il duvet con il cappuccio tirato sulle orechie. Tra poco, dopo un brivido di freddo, ci si infila in tenda e nel sacco a pelo.

Ultimo aggiornamento: 19:06

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