L’Antitrust dice no alla legge
che chiude i negozi nei festivi

Giovedì 18 Settembre 2014 di Camilla Mozzetti
L’Antitrust dice no alla legge che chiude i negozi nei festivi
una battaglia che portano avanti da anni e con loro la maggior parte delle associazioni di categoria. I piccoli commercianti italiani, da tempo, chiedono di rivedere gli orari di apertura. Chiedono la chiusura la domenica o nei giorni di festività: da Natale a Pasqua. E il Parlamento è propenso a discutere la questione. Tuttavia, a porre il veto sulla modifica degli orari correnti e la gestione delle aperture, arriva l’Antitrust. La commissione Attività produttive di Montecitorio sta elaborando un ddl che punta a reintrodurre alcuni giorni di stop per gli esercizi commerciali. Un testo che non cancella ciò che il decreto sulle liberalizzazioni ha imposto anni fa.



LA MEDIAZIONE

Nessun ritorno alle chiusure domenicali né ritocco agli orari di apertura e chiusura delle attività, quanto più l’obbligo di abbassare le saracinesche per almeno 12 giorno l’anno. E in quei 12 giorni, rientrerebbero i festivi, come il 25 dicembre o Ferragosto. Eppure l’Antitrust boccia il disegno di legge, accusando il provvedimento di «violare la concorrenza». In questi giorni, tuttavia, i deputati della commissione Attività produttive stanno cercando di creare un ponte con l’Antitrust per trovare una soluzione intermedia. «Non ci saranno modifiche all’attuale normativa vigente – spiega il relatore del ddl del Partito democratico, Angelo Senaldi – quanto più il ripristino di alcuni giorni obbligatori di chiusura per le attività che potrebbero anche scendere da 12 a 10 e che sarebbero spalmabili nell’arco dell’intero anno». Ma ciò che non convince il Garante della concorrenza è la norma che affida agli enti locali – e quindi comuni e regioni – la possibilità di indicare una quota dei giorni di chiusura, in difformità dalla lista compilata dal Parlamento. Perplessità accolta e riconosciuta dallo stesso Senaldi. «In effetti – aggiunge il relatore e deputato Pd – si potrebbe rischiare una sperequazione tra territorio e territorio e quindi potremmo immaginare la possibilità di affidare al singolo esercente la libertà di scelta».



L’EUROPA

Di certo, il testo in discussione a Montecitorio, cambierà la clausola riguardante la reintroduzione del riposo infrasettimanale degli esercizi: «Si tratta di un errore di trascrizione – spiegano dalla Commissione – che sarà cancellato». Di tutt’altro parere, di fronte alla posizione assunta dall’Antitrust, la Lega nord. «Il Garante interviene a gamba tesa nel dibattito in Commissione – denuncia il deputato leghista, Stefano Allasia – accusando fantomatiche violazioni comunitarie». In realtà «il richiamo alla normativa europea è inevitabile – aggiunge Confimprese – e questo rende il quadro ancora più difficile. La decima commissione, pur non essendo obbligata a tenerne conto sotto il profilo giuridico, politicamente non potrà ignorarlo». Replica Senaldi: «La corte di Giustizia Ue ha detto che questa materia è di competenza nazionale e, comunque, l'Italia tra i grandi Paesi Ue è quello con il maggior grado di liberalizzazione su questo fronte». L’esame del provvedimento, che dovrebbe incassare il primo via libera del Parlamento entro metà ottobre, entrerà nel vivo tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima. Sul tavolo, anche una stretta contro la movida.



Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 14:41

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci