Roma, bancari in piazza per il contratto: «Pronti a nuovi scioperi se Abi non cambia tiro»

Venerdì 30 Gennaio 2015
Roma, bancari in piazza per il contratto: «Pronti a nuovi scioperi se Abi non cambia tiro»
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I bancari scendono in piazza per il rinnovo del contratto e la Camusso detta la linea: «se l'Abi non cambia idea continueremo la mobilitazione e gli scioperi». A poco più di un anno dal primo sciopero che ha sancito la rottura delle relazioni tra banchieri e bancari - per oltre dodici anni senza scossoni - la tensione tra le parti si mantiene alta e la distanza dall'accordo ancora netta.



Da una parte, quindi, i sindacati che dicono "no" a nuovi tagli del costo del lavoro, in particolare sulle spalle dei giovani, e dall'altra l'associazione di piazza del Gesù che ribadisce la necessità di cambiare il modello di "fare banca" alla luce della violenta caduta dei ricavi registrata in questi anni di forte crisi. Ma per sindacati e lavoratori la verità è un'altra: i banchieri hanno continuato ad arricchirsi anche in questi anni e chi sta pagando il conto sono loro.



E per questo la risposta dei colletti bianchi allo sciopero e alle manifestazioni è stata «massiccia», come hanno ribadito in coro i rappresentanti che hanno promesso altre giornate a braccia incrociate se l'Abi non cambia il tiro. Tirando le somme sono scesi in piazza, secondo gli organizzatori, circa 30.000 bancari nelle città di Roma, Milano, Palermo e Ravenna (città di provenienza del presidente dell'Abi, Antonio Patuelli), registrando complessivamente l'adesione allo sciopero del 90% dei 300.000 lavoratori e il 95% degli sportelli chiusi.



A guidare i bancari per le vie di Milano, città simbolo di banche e finanza, è stata dunque la leader della Cgil, Susanna Camusso, al fianco del segretario della Fabi, Lando Sileoni. Chiudendo il comizio la sindacalista ha tuonato: «Il nostro lavoro non è come un derivato bancario abbiamo diritto al rispetto anche se abbiamo preso atto che questo governo» non lo fa. «Siamo in piazza e siamo tanti, ci torneremo perchè il contratto è il nostro obiettivo».



Sulla stessa linea il segretario della Cisl, Annamaria Furlan: «L'Abi non faccia orecchie da mercante e riapra subito il dialogo coi sindacati, nell'interesse non solo delle banche ma anche delle famiglie, dei risparmiatori e dell'intero sistema produttivo del Paese». A promettere altri scioperi è stato anche il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo: se l'Abi non rinnova il contratto «promettiamo lotte crescenti».



Più in generale le otto sigle di categoria ritengono che il vero obiettivo dell'Abi sia quello di «smantellare il contratto nazionale e le tutele contrattuali vigenti, sostituendo con contrattazioni azienda per azienda, che creerebbero un'enorme disparità di trattamento economico e normativo tra i lavoratori e le condizioni per ulteriori e selvaggi tagli di posti di lavoro, dopo i 68mila già eliminati negli ultimi 15 anni».



Da parte sua l'Associazione di Palazzo Altieri si è detta pronta a riaprire il tavolo delle trattative, purchè il confronto sia breve anche perchè la disapplicazione degli effetti del contratto è dietro l'angolo. «La data del 31 marzo - ha scritto l'Abi in una nota - indica una scadenza chiara e netta, oltre la quale è prevista inevitabilmente la disapplicazione del contratto, non giustificandosi più un confronto eccessivamente prolungato ad ogni costo».



L'Abi, che nella trattativa coi sindacati si è affidata al presidente del Montepaschi, Alessandro Profumo, ha quindi ribadito «nuovamente la volontà di arrivare ad un rinnovo che possa conciliare le esigenze di recupero di redditività e produttività con le esigenze occupazionali e di tutela dei salari dall'inflazione».
Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 14:08

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