Spari a terra, poi il tiro si è alzato:
così è stato ucciso Leonelli

Martedì 26 Agosto 2014 di Alessia Marani e Riccardo Tagliapietra
Spari a terra, poi il tiro si è alzato: così è stato ucciso Leonelli
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Federico Leonelli esce come una furia da una porta al piano rialzato della villetta di via Birmania all’Eur alle 11,20. Indossa i pantaloni mimetici, anfibi e una mascherina antismog. completamente ricoperto si sangue.





In mano ha un coltellaccio simile a una mannaia. Lo agita davanti ai poliziotti che stanno presidiando la scala che scende verso il seminterrato dove è parcheggiata la Chevrolet grigia con il posteriore rivolto verso l’uscita. Ci sono tre equipaggi della squadra Volante della questura, in tutto sei persone armate circondano la villetta. Li ha allertati verso le 10 la telefonata di un vicino che ha sentito la vittima chiedere aiuto e implorare pietà. Sul pavimento in pietra, a fianco dell’auto, le tracce di sangue lasciate da Oksana Martseniuk che una ventina di minuti prima è stata trascinata dentro casa dal killer, dopo essere stata accoltellata in giardino.

Leonelli adesso è barricato in casa e i poliziotti non sanno ancora che la donna è già morta, sgozzata e decapitata.



BARRICATO IN CASA

La porta è blindata, tentare di sfondarla è inutile. I vigili del fuoco cominciano a tagliare con le cesoie le inferriate che proteggono il «bunker» dov’è asserragliato Leonelli. Lavorano per una decina di minuti. I poliziotti, intanto, cercano altre uscite, mentre un paio si dispongono a copertura dei colleghi. La testimonianza del vicino che ha sentito la donna gridare e chiedere aiuto è agghiacciante. Le grate cominciano a cedere sotto la pressione delle cesoie idrauliche. Leonelli probabilmente se ne accorge e va verso la porta d’entrata. Attende il momento migliore per uscire e tentare la fuga, visto che la sua automobile è parcheggiata a pochi metri da lui. Ovviamente non ha la lucidità di capire realmente cosa stia accadendo.



LA TRATTATIVA

Non riesce nemmeno a sentire le parole dell’ispettore che cercano di convincerlo ad arrendersi. Una trattativa a senso unico, perché il killer non parla. Quando la porta si apre irrompe un ragazzone alto quasi due metri, mascherato e ricoperto di sangue. Due poliziotti sulle scale vengono schivati dalle coltellate. I vigili del fuoco sono appena entrati e urlano: «Le ha tagliato la testa». Uno degli agenti grida al killer di buttare il coltello. Ma Federico Leonelli resta in silenzio, non dice una parola. Ha gli occhi spiritati. Si sbraccia menando fendenti. È in cerca di una via di fuga. Punta il cancello che però è chiuso. Allora non gli rimane che usare l’auto come ariete.

Un testimone racconta dei primi colpi di pistola tirati verso il basso. A sparare sarebbero i due agenti che hanno schivato le coltellate. Qualche proiettile scheggia i gradini da cui sta scendendo Leonelli. Ma il killer continua a camminare con l’arma in mano. E per studiare in una frazione di secondo come fuggire, si gira verso i poliziotti. Tutto avviene in pochissimi secondi. Uno degli agenti, d’intesa con il collega intuisce che non c’è nulla da fare, che quell’uomo con in mano il coltello è disposto a uccidere di nuovo. Alza il tiro e un proiettile trapassa il torace di Leonelli tranciando l’arteria principale. Il killer ha comunque la forza per trascinarsi verso l’auto. Leonelli si accascia sul sedile esanime prima di essere soccorso dagli infermieri del 118. Viene intubato, caricato sull’ambulanza, ma all’ospedale arriverà già morto. Per terra resta il suo cellulare.
Ultimo aggiornamento: 09:22

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