La corsa al Colle/ Conclave laico in attesa della riforma

Mercoledì 28 Gennaio 2015 di Giovanni Sabbatucci
Chissà se arriverà la fumata bianca nella fatidica quarta votazione di sabato mattina, risparmiando al sistema repubblicano nuove e prolungate fibrillazioni. Allo stato dei fatti, però, il quadro che si presenta all’inizio delle votazioni non sembra incoraggiare ipotesi tanto ottimistiche.

Finora abbiamo visto affacciarsi, scomparire e riemergere indicazioni nominative in numero mai visto prima in occasioni analoghe: candidature vere o finte, plausibili o improbabili, autopromosse o eterodirette, create dal nulla (non si sa se dall’iniziativa dei politici o dalla fantasia dei giornalisti) e poi date per bruciate senza alcun confronto aperto, salvo quello tutto mediatico fra indiscrezioni di segno opposto. L’esito finale potrebbe essere un conclave laico non confortato dall’intervento dello Spirito santo: fuor di metafora, un voto impossibile da prevedere e difficile da ricostruire a posteriori anche per gli esperti del ramo.



È vero che la Costituzione non prevede, per una elezione di secondo grado come quella del capo dello Stato, candidature ufficiali, presentazione di programmi o altre forme di dibattito pubblico.



E, nella storia delle presidenziali nella prima Repubblica, non sono mai mancate le votazioni a raffica, le imboscate, le sorprese dell’ultima ora. Ma si tratta di esempi tratti da un passato lontano: anzi da quella parte del passato repubblicano rispetto alla quale più forte si proclama, e non da oggi, la volontà di innovare. Nell’epoca delle leadership forti che si affrontano apertamente, o altrettanto apertamente si accordano in circostanze speciali (come la scelta del presidente), le manovre opache, i patti coperti e i tradimenti consumati al riparo del voto segreto sembrano, o dovrebbero sembrare, un anacronismo; e certo non giovano all’immagine di una politica già sotto attacco per difetto di trasparenza oltre che di autorevolezza.



Non stupisce allora che si cerchi qualche correttivo in prospettiva futura, anche alla luce dell’imbarazzante impasse dell’aprile 2013, superata solo con la rielezione di Napolitano (anche allora, del resto, qualcuno sostenne che simili modalità di votazione non dovessero più ripetersi). Ma evitiamo, per favore, le sparate demagogiche e i rimedi peggiori del male. Proporre come modello di democrazia sondaggi privati (tali sono le consultazioni care al Movimento cinque stelle) di cui nessuno garantisce la rappresentatività e l’attendibilità serve solo a generare confusione e a gettare discredito sulle vere istituzioni rappresentative e sulle regole che le governano. Nemmeno ha molto senso rilanciare nell’occasione (lo sta facendo la destra di “Fratelli d’Italia”) il modello dell’elezione diretta del capo dello Stato, come se si trattasse di un obiettivo a portata di mano, raggiungibile con qualche raccolta di firme, anziché di un processo lungo e complicato che comporta, per essere una cosa seria, una radicale revisione dell’intera carta costituzionale.



Un obiettivo più semplice e più realistico, al fine di rendere più trasparenti i meccanismi attuali, potrebbe essere l’abolizione del voto segreto nelle elezioni presidenziali. Anche in questo caso servirebbe una modifica costituzionale, visto che lo scrutinio segreto è previsto dall’art. 83. Ma cambiare una parola è cosa ben diversa dal rifare l’intero impianto della carta. Si obietterà che il voto palese ridurrebbe l’autonomia dei rappresentanti del popolo, aumentando quella delle segreterie dei partiti. Ma recenti vicende parlamentari hanno mostrato come gruppi di minoranza del maggior partito italiano, il Pd, abbiano potuto votare in dissenso dai vertici senza subire sanzioni disciplinari. Ed è difficile sostenere che la scelta del capo dello Stato possa oggi configurarsi come una scelta tutta personale, attinente alla sfera della coscienza individuale. Si tratta, al contrario, di una scelta politica nel senso pieno del termine. Tanto più in una fase in cui la presidenza della Repubblica potrebbe trovarsi, come già si è trovata, ad assumersi compiti che certo non possono definirsi come meramente notarili.

Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 00:18

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