Divorzio in un anno, riparte la riforma
nuove misure in commissione al Senato

Mercoledì 15 Gennaio 2014 di Sonia Oranges
L'aula del Senato
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Riparte l’iter del cosiddetto divorzio breve, stavolta dal Senato. A rimettere sul piatto le misure di revisione della legge che risale al 1970, la commissione Giustizia di Palazzo Madama. Già nelle scorse settimane il senatore socialista Enrico Buemi aveva chiesto al presidente dell’assise, Pietro Grasso, lo svolgimento in aula di una sessione ad hoc sui diritti civili. Ma adesso sono tutti i partiti a condividere la necessità che la commissione Giustizia, per troppo tempo impegnata nella valutazione di misure connesse esclusivamente al diritto penale, si occupi anche di provvedimenti pure attesi dalla collettività e non solamente da chi è detenuto in carcere o rischia di esserlo. Così, venerdì scorso, la democratica Rosanna Filippin (avvocata civilista che si occupa di materia familiare) è stata indicata come relatrice per arrivare alla stesura di un testo condiviso il più possibile, che riveda le norme sullo scioglimento del matrimonio. Per adesso, il testo non c’è, e il confronto partirà dalle due proposte di legge già presentate in proposito, a Palazzo Madama. La prima, su iniziativa della piddina Roberta Pinotti, riduce da tre a un anno il periodo di separazione che, secondo l’ordinamento vigente, deve obbligatoriamente trascorrere prima che un giudice possa decidere del divorzio. La seconda proposta, a firma dello stesso Buemi, è invece decisamente più radicale e maggiormente articolata: cancella infatti del tutto il periodo di separazione che finora è stato presupposto essenziale per arrivare a una sentenza di divorzio.





LA CONSENSUALITÀ

Un drastico taglio dei tempi che, però, sarebbe praticabile soltanto a condizione della consensualità dei separandi. I quali, se risultano essere d’accordo su tutti gli aspetti relativi allo scioglimento del matrimonio, possono rivolgersi direttamente al giudice per ottenere il divorzio. La consensualità, però, non è sufficiente di per sé, qualora produca dei vulnus sostanziali. «Tocca al giudice – ha spiegato il senatore del Psi – verificare che nell’accordo raggiunto dalle parti in causa, non siano lesi diritti fondamentali, come quello a una vita decorosa, per esempio, nel caso in cui uno dei due coniugi sia economicamente più debole dell’altro. E, soprattutto, nella tutela dei diritti dei figli». E proprio quello dei figli sembra destinato a essere il punto più critico del confronto appena avviato, ieri, dalla relazione in cui Filippin ha esposto i due progetti in discussione. Il dibattito dovrebbe riprendere entro una settimana, termine entro il quale altri senatori potranno depositare ulteriori proposte. E’ stata infatti già annunciata la presentazione di un nuovo testo da parte del forzista Ciro Falanga. Se da un lato i berlusconiani vedono con favore un intervento per ridurre i tempi per arrivare al divorzio, dall’altro canto vorrebbero differenziare il trattamento dei coniugi che hanno figli, da quello riservato alle coppie che non ne hanno, proprio nell’ottica della di una maggior tutela della prole.





LA TUTELA DELLA PROLE

Pure il democratico Giuseppe Lumia ha anticipato che il Pd intende affiancare un nuovo progetto a quello di Pinotti (dovrebbe occuparsene Sergio Lo Giudice), probabilmente considerato dallo stesso Partito democratico troppo arretrato rispetto agli obiettivi che è possibile raggiungere. E che sembrano stare a cuore anche al segretario Matteo Renzi che ieri ha twittato: «C'è un provvedimento di legge già all'attenzione del Parlamento e credo si chiuda a breve». Di certo nessun ostacolo insormontabile dovrebbe arrivare dalla Lega che si è espressa favorevolmente: «Stavolta dovremmo farcela ad approvare la misura perché sembra che siamo davvero tutti d'accordo», ha confermato la capogruppo in commissione Erika Stefani. L’unica incognita è la posizione del Nuovo centrodestra. In commissione, la prossima settimana, è previsto l’intervento di Carlo Giovanardi che ieri, però, ha già sottolineato come ora sia comunque facile divorziare velocemente all’estero, e poi chiedere l’omologa in Italia.

Ultimo aggiornamento: 22:40

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