Beppe Grillo nel tempio di Roma Potentona e Godona, nella mecca del Cafonal, nel luogo geo-politico-gastronomico che simboleggia l'Italia che lui vuole abbattere. Ma si sa: «Chi contesta nel contesto / fa carriera assai più lesto», secondo alcuni versetti scritti a suo tempo da Paolo Ungari.
E così, ecco Beppe al ristorante Assunta Madre, in via Giulia, l'altra sera.
BEPPE E MARCELLO
Alle undici e un quarto della sera, la comitiva degli otto lascia Assunta Madre. All’esterno una giornalista si rivolge a Beppe e gli chiede: «Lo sai che hai mangiato nel ristorante di Dell’Utri?». E lui: «Ma chissene frega di Dell’Utri. Qui si mangia bene e io mangio dove voglio». A quel punto interviene Giuliano Micalusi, che insieme a Jonny è il patron di Assunta Madre: «Guardi, signorina, che il padrone di questo posto sono io. Mica è Dell’Utri».
La destra, la sinistra, i romaladronici, i gourmet alla D’Alema o alla Cicchitto, i super-manager, gli imprenditori veri e quelli farlocchi, la casta ma mai prima d’ora l’anti-casta. Tutti qui, da Assunta Madre, ma i grillini esordiscono soltanto adesso. Con il loro leader attovagliato dentro questo che rappresenta - dal punto di vista alimentare - il Palazzo che più Palazzo non si può.
IL CONTO
«Ora mi vengono a prendere e devo fuggire in Libano pure io?», ironizza Beppe. I suoi grillini a pane e acqua, anche perchè dichiarano reddito zero, e lui branzino. Evviva. Il conto chi lo paga? «Non sono mica un politico ladrone. Il conto me lo pago da solo». Fa frusciare la carta di credito. E non sembra proprio un alieno, o un marziano. Ma uno de’ noantri.