Diritti, Arcigay boccia il Veneto
Ultimo in Italia con la Lombardia

Martedì 26 Agosto 2014 di Nicoletta Canazza
Diritti, Arcigay boccia il Veneto Ultimo in Italia con la Lombardia
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Veneto maglia nera per la legislazione in materia di diritti civili. La bocciatura viene dal report dell’Arcigay svolto in collaborazione con Klaus Davi che analizza periodicamente lo stato di avanzamento della legislazione sui diritti civili e delle norme di indirizzo nelle singole regioni. A Nordest, solo il Friuli-Venezia Giulia prende un 7 (meno) per una serie di norme allo studio contro la discriminazione in diversi settori di competenza regionale. La provincia autonoma di Trento prende un 5 (che potrebbe diventare un 7 se dovesse passare la legge contro l’omofobia in discussione), Bolzano si ferma al 4 in compagnia del Veneto, dividendo il piazzamento con la Calabria, e davanti solo a Valle d’Aosta (2) e Lombardia (zero, per aver approvato una legge, secondo Arcigay, "omofoba").



La replica della Regione Veneto non si fa attendere. «Una provocazione d’agosto su una battaglia non prioritaria - liquida Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione e Lavoro -. La nostra è una regione tollerante con un modello di integrazione forte. Ad Arcigay che si fissa su una campagna ideologica replichiamo di aver ben chiaro i principi di riferimento sia rispetto alle posizioni personali che al senso di comunità e ai diritti che vanno tutelati sotto il profilo pubblico. Le priorità sono: il lavoro, per quanto riguarda il Veneto, e la lotta al fondamentalismo islamico a livello internazionale».



La polemica però è destinata a montare. «Il Veneto è effettivamente indietro - spiega Alessandro Zan, parlamentare di Sel e tra i primi firmatari delle legge contro l’omofobia -. Il consiglio regionale aveva approvato a larga maggioranza una mozione contro l’omofobia, ma a livello di Giunta non è seguito nessun provvedimento reale. Se Zaia ha più volte condannato ogni forma di omofobia, d’altra parte va detto che ha assessori che hanno sempre avuto espressioni fortemente omofobe».



Tutto ciò mentre in Veneto si tengono alcuni dei Pride più di successo: da quello veneziano, la cui delibera istitutiva è stata presa a modello da città come Roma e Bologna, a Padova, dove è attesa per la serata di chiusura quella Conchita Wurst (cantante dal corpo femminile con barba scura) che ha vinto l’Eurofestival. «Il problema - aggiunge Camilla Seibezzi, ex consigliere veneziano delegato ai diritti civili - è una classe politica totalmente inadeguata a rappresentare il territorio nella sua interezza. Si continua a ignorare che l’universo Lgbt (lesbiche-gay-bisex e trans) ormai rappresenta il 10% della popolazione, in Veneto come in Italia».



E nelle altre regioni? La Liguria guida la classifica Arcigay KD (voto 8) forte di una legge anti discriminazione che prevede anche un supporto fiduciario sanitario. La Toscana (8-) è stata tra le prime regioni a muoversi nella direzione di una particolare tutela delle persone Lgtb nei luoghi di lavoro. L’Emilia-Romagna (7 e mezzo) ha inserito in una sua precedente legge finanziaria alcune norme di indirizzo di tutela delle coppie gay, mentre le Marche (7) hanno dato vita a centri di ascolto contro l’omofobia. Sorprende piuttosto il 6 alla Puglia. «Con Vendola governatore della Puglia ci aspettavamo molto di più dal punto di vista delle leggi Lgbt. Poteva essere una regione trainante. Ha mancato l’obiettivo - commenta Flavio Romani, presidente Arcigay, che boccia la Lombardia di Maroni -. L’Expo è omofoba e ignora la cultura gay attuale e del passato». Come a dire: poca visione anche in materia di turismo, economia e consumi culturali.



«La cultura e i comportamenti delle persone sono molto più avanti della politica - commenta Giuseppe Caccia, ex consigliere comunale di Venezia -. Gli episodi di intolleranza e omofobia sono piuttosto incoraggiati da una politica arretrata che su questi temi crede, sbagliando, di conquistare consensi».
Ultimo aggiornamento: 10:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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