Cittadella della salute a Treviso: un’opera non necessaria

Mercoledì 28 Gennaio 2015
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Caro Gazzettino,

ben 250 milioni di euro per un’opera non necessaria. Un progetto pensato da amministratori locali e dirigenti dell’Azienda ULSS 9 malati di megalomania, di gigantismo, di manie di grandezza. La Giunta Manildo si accoda, ha fugato ogni dubbio e ogni perplessità. Le ragioni più plausibili, come la costruzione di un edificio dedicato alle emergenze e degenze intensive e il miglioramento funzionale grazie alla centralizzazione, potrebbero giustificare una semplice ristrutturazione e riorganizzazione degli spazi esistenti, senza devastare e cementificare suolo fertile a ridosso del Sile.



Altre ragioni addotte dai fautori del progetto si rifanno ad un’esigenza di concentrare varie attività sparse sul territorio. Ma siamo proprio sicuri che si debba centralizzare tutto, anche servizi complementari e ampiamente sussidiari? Se così fosse, dovremmo trasformare la quasi totalità degli ospedali italiani in nuove “cittadelle della salute”. Poi gli amministratori ci rassicurano: i nuovi edifici staranno ad una distanza minima dal Sile di 14 metri (sich!) e sono previsti 5 ettari di aree verdi. Peccato che le aree, dove si insediano i nuovi volumi di cemento, sono gia’ oggi aree verdi e non hanno bisogno che una piccola parte di esse, per mascherare il furto alla natura, venga liftata a erbetta verde e aiuolette. E per non farci mancare niente, dicono i sostenitori del progetto, creeremo altri 1000 posti auto. E vai! Un po' di asfalto in più non guasta mai. Lascia perplessi l’unanimità della classe politica locale (dalla Lega al Pd) e la sua subalternità ai manager dell’Azienda (oggi si chiama così, come una Società per Azioni). Ma di cosa ha veramente bisogno la città e l’ambiente? La città e l’ambiente hanno bisogno di spazi verdi per migliorare la qualità della vita delle persone, per vivere in un ambiente più sano, per vivere a contatto con la natura, nella speranza di non ammalarsi, altro che Cittadella della Salute! La città e l’ambiente hanno bisogno di suolo fertile per attività legate all’agricoltura e al turismo attraverso percorsi ciclo pedonali vicino al Sile e lungo il Sile. La città e l'ambiente hanno bisogno che si mantenga non edificato ogni metro quadrato di suolo fertile per favorire l’assorbimento delle piogge intense degli ultimi anni e contrastare la crescente impermeabilizzazione dei suoli cementificati e asfaltati.



La città e l’ambiente hanno bisogno che alcune attività del Servizio Sanitario possano essere svolte in luoghi attualmente in disuso come l’Area ex Telecom, la Caserma Salsa, l’ex area gasometri bastione poligonale, senza occupare nuovo suolo e riqualificare i volumi esistenti. La città e l’ambiente hanno bisogno di un servizio di trasporto pubblico con corse frequenti che colleghi le diverse parti della città all’ospedale, senza intasare e asfaltare distese immense di terreno per creare parcheggi sempre insufficienti. La città e l’ambiente non hanno bisogno di un “San Raffaele” di provincia. E di cosa hanno veramente bisogno i cittadini? I cittadini hanno bisogno che non ci siano liste di attesa di mesi per gli accertamenti diagnostici, gli esami, le visite mediche. I cittadini hanno bisogno che sindacati e vertici delle strutture sanitarie stipulino accordi per orari di lavoro che garantiscano accertamenti diagnostici, visite ed esami 24 ore su 24 attraverso turnazioni del personale. I cittadini hanno bisogno che il personale sia formato e adeguato nel numero per fornire un servizio professionale e sociale. Queste sono le vere priorità di un ospedale come Treviso. Priorità che mettono al centro la persona nel momento in cui ha bisogno di ricorrere ai servizi sanitari. Termini come “Cittadella della Salute”, “obiettivi di eccellenza” fanno passare in secondo piano il fatto, incontestabile, che l’ospedale di Treviso gode già di una buona valutazione rispetto ad alte realtà presenti nel nostro paese. L’accelerazione progettuale di un’opera non necessaria, giustificata con obiettivi di “eccellenza”, tipici di una società per azioni, mi ricorda un'altra funesta dicotomia, quella del trasporto ferroviario, dove l’Alta velocità convive con una situazione disastrosa e disperata in cui si muovono i poveri pendolari. E anche qui è questione di priorità che la buona politica non sa scorgere.



Dante Schiavon

Treviso
Ultimo aggiornamento: 19:20
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