Banche e stress test, niente tragedie, ma debolezze su cui riflettere

Martedì 28 Ottobre 2014
Caro direttore,

la Bce dopo aver effettuato gli stress test ha confermato la grave situazione della banche italiane e in particolare del Monte dei Paschi di Siena al quale non è bastato un aumento di capitale di 5 miliardi di euro per rimanere dentro ai parametri stabiliti dagli organi di controllo.



La situazione è preoccupante perché l'istituto senese è come un pozzo senza fondo, causato da un’eterna mal gestione e da interessi politico-economici debilitanti per l'intero sistema finanziario italiano. Bankitalia e Consob, dove erano in tutti questi anni? E' mai possibile che in ogni parte dove ci sia la politica di mezzo vada tutto a remengo?




Alberto D'Anna



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Caro lettore,

la situazione del Monte dei Paschi è senza dubbio delicata e l'apporto di capitale, 2,1 miliardi, necessario per rientrare nei parametri della Bce è tutt’altro che irrilevante, soprattutto per un istituto che ha alle spalle importanti e recenti aumenti di capitale. Non a caso per la banca senese si parla con insistenza di una fusione con un altro istituto, peraltro ancora da individuare. Tuttavia dal cosiddetto stress test il sistema del credito italiano non esce così male come qualcuno pensava: le previsioni catastrofiche che qualcuno aveva stilato sono state in larga parte smentite.



E' vero: tra le 13 banche bocciate dalla Bce, due sono tricolori (Carige oltre a Mps) ma questo era largamente previsto. In compenso i principali istituti hanno superato agevolmente il test e dimostrano di avere solidi fondamentali, nonostante i colpi inferti dalla lunga crisi economica. Anche sul piano più strettamente territoriale il bilancio non è negativo. Banco Popolare, grazie agli interventi di ricapitalizzazione, ha evidenziato un surplus di ben 1,7 miliardi, uno dei più elevati del sistema. Veneto Banca, che per lungo tempo osservatori un po' superficiali o un po' troppo interessati avevano descritto come istituto a forte rischio, destinato a finire nelle fauci di qualche concorrente, ha superato l'esame europeo al primo colpo, portando a profitto il restyling, non solo contabile, compiuto nei mesi scorsi. Anche la Popolare di Vicenza ha passato i test europei, benché solo in virtù di un'operazione al fotofinish, decisa sabato scorso, da 258 milioni. E qui occorre forse fare una riflessione e porsi qualche interrogativo. Pop Vicenza nei mesi scorsi si è infatti proposta sul mercato come soggetto aggregante, forte del sostegno di Bankitalia e pronta ad acquisizioni ambiziose: dalla Popolare di Marostica alla Banca d'Etruria fino a Veneto Banca. Un ruolo e una strategia che appaiono in contrasto un po' stridente con le debolezze patrimoniali che la popolare vicentina ha evidenziato negli stress test della Bce.

Ultimo aggiornamento: 15:34

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