Il commercio abusivo in spiaggia
è alimentato anche dai compratori

Sabato 26 Luglio 2014
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Caro direttore,

prendo spunto dalle odierne esternazioni del presidente Zaia, sul Gazzettino, a proposito del commercio abusivo a Venezia, per raccontare la mia esperienza. Come altre volte, in estate, mi sono recato a Cavallino (Ca' di Valle) per un bagno di mare e sole della durata di un paio d'ore. In questo breve lasso di tempo ho avuto modo di osservare cosa succedeva nei primi cento metri di arenile. Ebbene, se per quasi la totalità del tempo ho assistito a frequenti scambi commerciali tra venditori ambulanti e bagnanti, c'è stato un momento in cui non sembrava più di essere in riva al mare ma nel più squallido dei mercati.



Ho potuto contare all'opera sei venditori con asciugamani, borse, collane, occhiali, ma anche due massaggiatrici intente a spalmare i clienti di mefitici unguenti, un'altra donna di colore faceva le treccine ai bambini, un venditore di aquiloni trascinava una quindicina di oggetti volanti, un altro improvvisato Figaro tagliava i capelli (dove poi li buttasse non si sa).



Io mi chiedo se andando avanti di questo passo il nostro turismo possa guadagnare o perdere. Non solo, qui stiamo mettendo da parte le più elementari norme d'igiene. Noi tutti abbiamo l'obbligo morale di aiutare chi ha bisogno, ma in questo modo la nostra economia ne subirà le conseguenze e i primi a risentirne saranno proprio questi poveri venditori. L’Italia prima di tutto ha bisogno di legalità.




Giovanni Arienzo

Mestre





Caro lettore,

fino a pochi anni fa, i venditori abusivi sulle spiagge erano gruppi di venditori di collanine o asciugami che transitavano tra gli ombrelloni offrendo, con maggiore o minore insistenza, la propria mercanzia. Oggi siamo di fronte a un fenomeno diverso: una vera e propria industria illegale dell'abusivismo da spiaggia, con un'offerta sempre più ampia di prodotti e servizi. Non ci sono dubbi che questa realtà, spesso fuori controllo, finisce per danneggiare l'immagine e la tranquillità dei nostri lidi.



Ma la sua testimonianza rivela anche un'altra realtà che spesso si preferisce ignorare: sull'arenile dove lei ha trascorso un paio di ore non c'erano solo tanti venditori ma anche molti compratori. Abusivi e dediti ad attività illegale esattamente come i primi.



Cosa voglio dire? Che l'Italia ha certamente bisogno di legalità, ma a tutti i livelli. Perchè chi alimenta i traffici e i commerci sulle spiagge non sono immigrati e profughi, ma turisti italiani ed europei, pronti a comprare, a farsi fare massaggi o tagliare in capelli tra la sabbia. Al di fuori di ogni regola fiscale, sanitaria, commerciale. È giusto reclamare controlli e interventi sulle spiagge. Ma, diciamo anche una banale verità: l'abusivismo sulle spiagge sparirebbe se nessuno o pochi fossero disposti a comprare.
Ultimo aggiornamento: 14:28

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