Il mito della decrescita felice
e la lezione di Bob Kennedy

Martedì 18 Novembre 2014
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Caro direttore,

osservo con un certo dispiacere che rispetto alla “decrescita felice” ci siano ancora molte interpretazioni distorte e scorrette. Il nostro Movimento che non è affatto un’ideologia, anzi, lotta contro le ideologie, soprattutto contro l’unica ideologia imperante al giorno d’oggi: quella del consumismo, che è strettamente legata al Pil. Il Movimento per la Decrescita felice stimola le persone all’indipendenza di pensiero, al non essere manovrati dal sistema e dalle ideologie. Siamo apartitici, le persone, secondo noi, possono fare scelte politiche nelle azioni quotidiane: autoprodursi cibo e oggetti, scambiarsi beni e servizi, acquistare prodotti a km.0, ecc. Riteniamo che la sobrietà sia l’unica via percorribile in quanto il benessere dato dai consumi non è reale né duraturo. Suggeriamo un uso intelligente delle risorse “finite” del pianeta e auspichiamo una tecnologia che punti alla qualità e non alla quantità. Di “penitenziale e masochista” nella decrescita felice non c’è proprio nulla. Noi riteniamo che le persone siano state create per resistere allo stress e per affrontare qualsiasi disagio. Ecco, questo è un punto fondamentale: Mdf si propone di rendere consapevoli le persone della propria resilienza e delle proprie capacità. Infine, per rispondere all’amico di Albignasego, lo invito a venire a trovarci nella nostra sede del circolo di Padova dove potrà constatare con mano che “La vita più serena è data dalla qualità delle relazioni, dal crearsi un progetto di vita, dalla soddisfazione di non essere schiavi del sistema”.




Matteo Majer

(presidente@mdfpadova.it)





Caro lettore,

nessuna lettura distorta. Semplicemente ci sono molte persone, e tra queste anche il sottoscritto, che nutrono una sana diffidenza nei confronti delle teorie che vogliono imporre l'"uomo nuovo" e rendere l'umanità migliore e più felice. I disastri provocati da certe ideologie bastano e avanzano per rendere scettici nei confronti di chi pretende di trasformare in proposta politico-economica collettiva la propria visione etica dell'uomo e della vita. Per quanto riguarda il Pil e il suo reale valore, resta scolpito nella pietra ciò che disse Bob Kennedy, oltre 40 anni fa all'università del Kansas: “Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani”. Difficile non essere d'accordo. Ma certamente Bob Kennedy non pensava che per ottenere tutto ciò che il Pil non riesce a misurare, la società dovesse condannarsi alla decrescita o a un generale impoverimento economico. Anzi, credeva nell'esatto contrario.
Ultimo aggiornamento: 13:41

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