La colpa del degrado di Venezia
è anche di qualche veneziano

Mercoledì 20 Agosto 2014
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Caro direttore,

è difficile commentare lo sconcertante degrado sociale e urbano in cui versa Venezia oggi. Le notizie date dai giornali sono troppo abbondanti ed eterogenee affinché si possano fare delle riflessioni univoche e valide su quello che sta realmente avvenendo nell’ex Serenissima, sui motivi dei tanti comportamenti “sbracati” dei turisti che la visitano, sull’abusivismo o la microcriminalità diffusa che l’affliggono o sulla conclamata latitanza delle istituzioni cittadine preposte alla tutela del suo decoro.



È bene che ce lo diciamo chiaro: non tutti i veneziani amano veramente Venezia. Assegnare sempre la responsabilità del degrado cittadino alle istituzioni o ai “foresti” è, infatti, il sistema più semplice per dimenticarsi di Venezia, per non conoscerla, per non ‘vederla’ come città. Le istituzioni cittadine che lasciano fare strame di Piazza San Marco o del Ponte dell’Accademia solo perché non possono “vedere e controllare tutto” sono – piaccia o meno -, Autorità che rispecchiano tutti noi, veneziani di ieri e di oggi. Autorità istituzionali deboli, insufficienti, prive di mezzi adeguati, esse solo vengono oggi chiamate in causa da tanti veneziani perché questo la società veneziana post 1797 l’ha sempre pensato e talvolta gridato ad alta voce: Venezia si può amare solo per via istituzionale e non più per la sua “essenza”, per la sua grandiosa storia, cultura e natura!



Se oggi il degrado di Venezia ci fa tanto soffrire è perché, forse, siamo finalmente capaci di vederla fragile, indifesa, ma città viva e non mera Disneyland. Possiamo allora renderci conto che essa non appartiene a nessuno in particolare e che, invece, tutti noi veneziani ne siamo veri responsabili: i tanti che da lungo tempo vedevano apporre lucchetti sui ponti cittadini e non hanno agito per impedirlo; quei vigili che non sono mai o poche volte intervenuti per impedire il degrado urbano, quelle ordinanze comunali sul decoro facilmente evase, quei poliziotti che non hanno mezzi adeguati per tutelare la tranquillità sociale della cittadinanza. E’ ben vero, quindi, che Venezia è oggi allo sbando: ma Venezia – è bene ricordarcelo -, siamo tutti Noi.




Massimo Tomasutti

Venezia





Caro lettore, lei tocca un tasto dolente e ha ragione: la colpa non è mai solo e tutta degli altri e dei foresti in particolare. So di crearmi qualche antipatia affrontando questo argomento, ma chiediamoci, per esempio, quanto abbia inciso nell'invasione senza regole di Venezia e nella sua progressiva trasformazione in città-albergo, la proliferazione, in parte selvaggia, di bed and breakfast e di case date, più o meno regolarmente, in affitto settimanale ai turisti? E chi li ha realizzati e gestisce questi immobili se non, in larga maggioranza, cittadini veneziani?



Sia chiaro, non voglio colpevolizzare nessuno: tutto ciò che è avvenuto ed avviene nel rispetto della legge è legittimo e la libera iniziativa è un'energia positiva che va indirizzata non ostacolata. Non è certo colpa di chi dà in affitto un paio di stanze, se uno scellerato non trova di meglio che fare i suoi bisogni in un cestino dell'immondizia o bivaccare in piazza San Marco. Ma non nascondiamocelo: la crisi attuale di Venezia è anche il risultato dello sfruttamento dissennato e senza regole della miniera d'oro del turismo, dove in molti, ciascuno per la propria parte, hanno cercato di ritagliarsi la propria, personale porzione di reddito. È anche la sommatoria di tanti interessi particolari, difesi con le unghie e con i denti, che alla fine ha impoverito la città, nel senso che l'ha resa più fragile, più indifesa, più vulnerabile.



Purtroppo, come la storia insegna, non sempre l'utile privato coincide con il profitto collettivo. Ma se ciò accade è anche per responsabilità di una classe politica che, in larga parte e per molti anni, ha privilegiato il consenso immediato alla programmazione del futuro, assecondando passivamente interessi di consorterie e corporazioni. Come ha detto qualcuno: dalla Repubblica di Platone siamo passati alla repubblica dei plateatici.
Ultimo aggiornamento: 14:50
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