Sbarchi e immigrati: in Italia
tanta ipocrisia, poche scelte chiare

Mercoledì 23 Aprile 2014
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Caro direttore,

molta gente, nel vedere gli sbarchi sulle coste del sud Italia e il fenomeno dell'immigrazione in genere, da tanto tempo si pone un drammatico interrogativo. E' tutto logico quello che sta succedendo? E' un fatto epocale, irreversibile e per nulla governabile? Senza porre limiti alla solidarietà ed alla accoglienza (sono valori che indicano la civiltà di un popolo), è lecito assistere quasi impotenti al cinismo degli scafisti, dei trafficanti di persone umane, di alcuni governi che sembrano godere di tanto strazio? Sempre più numerosi sono i naufraghi che, sbarcati provvisoriamente sulle coste italiane, si danno alla macchia, non rispettano alcuna regola di ospitalità, assumono atteggiamenti arroganti e a volte violenti. Vedendo quanto succede, si può dire che anche gli immigrati possono osservare determinati comportamenti, oppure, richiedendo una certa condotta, si esercita una violenza nei loro riguardi? E poi che cosa dire del fatto che la maggior parte di essi non ne vuol sapere dell'Italia, solo terra di passaggio, e corre verso i Paesi del Nord- Europa? Quale onore e riconoscenza ne deriva per l'amata terra italiana?




Luigi Floriani

Conegliano (Tv)



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Caro lettore, è fuori di dubbio che i movimenti migratori siano fenomeni irreversibili ed epocali ed è altrettanto evidente che non basta certo far la voce grossa per bloccarli o contenerli. Tuttavia questo non può significare assistere impotenti a un’invasione che finisce per alimentare soprattutto i sordidi affari degli scafisti e delle organizzazioni criminali che gestiscono i flussi di cittadini stranieri verso l’Italia. Non sono in discussione solidarietà e accoglienza. Anzi forse sarebbe il caso di sottolineare che da questo punto di vista l’Italia ha fatto più e meglio di qualsiasi altro paese europeo. In discussione c’è una seria e rigorosa politica di gestione dei flussi migratori che fino a oggi non è riuscita a trovare un suo punto di equilibrio, ondeggiando colpevolmente tra remissività (che è cosa diversa dalla tolleranza) e rigore parolaio. Lo si è scritto e detto molte volte, ma inutilmente: servono regole chiare, che vanno poi applicate e fatte rispettare. Avendo chiaro che chi arriva, più o meno clandestinamente, sulle nostre coste ha certamente dei diritti come essere umano. Ma anche dei doveri. E il primo dovere è quello di rispettare le leggi del Paese in cui è entrato. Un Paese non può buttare a mare uomini e donne, ma non può neppure essere obbligato a dare accoglienza, vitto e alloggio vita natural durante, a chiunque lo voglia e desideri. E questo non per mancanza di solidarietà o per congenito egoismo, ma perché ciò non è materialmente possibile. Non esistono altre strade: solidarietà ma anche rigore. Solo da un equilibrata applicazione di questi due concetti può derivare una seria politica dell'immigrazione. Il resto è solo incosciente propaganda.
Ultimo aggiornamento: 15:56

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