​I Marò e il rumoroso silenzio
della comunità internazionale

Martedì 23 Dicembre 2014
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Caro direttore,

leggo nella rubrica “Lettere & opinioni” di domenica scorsa la nota del signor Caracciolo a proposito delle traversie dei Marò ("Ma ricordiamo che hanno ucciso"). Vorrei conoscere in base a quali sue esclusive informazioni - visto che luogo comune e sentito dire non dovrebbero fare testo - questo lettore può affermare che “i due marò hanno ucciso due persone”. A me pare che la vicenda si trascini da tanto tempo proprio anche perché le autorità indiane stesse non riescono a formulare una qualsiasi accusa che stia in piedi di fronte a un tribunale.



È mia personale impressione che le autorità indiane da un lato non sappiano come uscire da una vicenda che esse stesse sanno benissimo non stare come pretenderebbero che fosse; da un altro risentano della spinta politica di un certo eccessivo nazionalismo; e, infine, non mi sentirei di escludere che possano esistere complici simpatie con una certa attività piratesca, vista quale espediente di povera gente per sbarcare il lunario. Infine, proprio perché il lettore Caracciolo definisce i due marò quali “soldati professionisti” - cosa che fino a prova contraria non può essere certo un sicuro elemento di colpevolezza - dovrebbe sapere che questi sono vincolati a rigorose regole di ingaggio e che, proprio in quanto professionisti, hanno acquisito un livello di competenza e di preparazione forse mai conseguito da militari italiani, tuttavia sempre unita a quella sensibilità e umanità tipiche del nostro popolo.




Marco Allasia

Mestre



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Caro lettore,

ciascuno ha le sue opinioni, ma resta il fatto che i nostri marò sono da 33 mesi trattenuti in India e privati della loro libertà senza ancora essere stati sottoposti ad alcun processo. Si potrà obiettare che l'Italia forse non è il paese più indicato per dare agli altri lezioni in materia di carcerazione preventiva o di lungaggini processuali.



Ma ciò che rende intollerabile la vicenda di Latorre e Girone è da un lato l'arroganza di cui non smettono di dar prova le autorità indiane, dall'altro l'assoluta opacità della situazione. L'India ha ambizione di potenza internazionale e i numeri per esserlo o diventarlo. Si sta però comportando come uno statucolo dove le leggi e le norme vengono piegate alle esigenze del momento o del potente di turno. Anche per questo è soprendente il rumoroso silenzio della comunità internazionale.



È evidente a tutti che si sta consumando un sopruso. Ci vuole però qualcuno che si assuma il coraggio di mettere la parola fine a questa vicenda. Ridando la piena libertà a Latorre e Girone. Almeno fino al processo.

Ultimo aggiornamento: 13:55

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