Caro direttore,
un vostro lettore ha la soluzione per i problemi dell'Italia: basta "prelevare" 50mila euro a tutti i liberi professionisti, imprenditori e pensionati d'oro. Come libero professionista ero già stato definito tempo fa da un ministro delle finanze "ricco, ladro, evasore, e individualista". Ora sono anche diventato un Bancomat.
E dunque pagherò con piacere i 50mila euro; non so dove li prenderò, ma essendo io una "persona sicuramente abbiente", certamente (come dice il vostro lettore) non mi strapperò i capelli, non andrò in miseria, e considererò il "prelievo" come una mera scrittura contabile. Solo una cortesia: si potrebbe smettere di chiamare "patrimoniale una tantum" quello che va definito semplicemente "furto di Stato nei confronti di un suddito"?
Paolo Viel
Padova
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Caro lettore,
com'è inevitabile, soprattutto in momenti di crisi, ciascuno ha la propria ricetta per risolvere i mali del Paese. E altrettanto inevitabilmente ognuno pensa che a pagare debbano essere soprattutto gli altri. La realtà però è quasi sempre un po' più complessa. Certamente ci sono alcune categorie, penso ai diplomatici o ad alcune posizioni apicali degli apparati statali, a cui è ancora giusto chiedere alcune rinunce (non parlerei di sacrifici). Ma complessivamente gli italiani la loro parte, soprattutto negli ultimi anni, l'hanno già fatta. Soprattutto occorre smetterla con la suggestione delle patrimoniali, generali o mirate ad alcune categorie.
Questi interventi non hanno un effetto risolutivo sui problemi del nostro debito pubblico, ma contribuiscono invece a deprimere ulteriormente la nostra economia e le aspettative di investitori e consumatori. L'Italia non ha bisogno di altri prelievi di massa, una tantum o meno, ma di chirurgici tagli alla spesa che abbiano effetti duraturi sui conti pubblici. Altrimenti fra qualche tempo saremo ancora qui a ipotizzare nuove patrimoniali. Ugualmente dannose e alla fine ugualmente inutili.
un vostro lettore ha la soluzione per i problemi dell'Italia: basta "prelevare" 50mila euro a tutti i liberi professionisti, imprenditori e pensionati d'oro. Come libero professionista ero già stato definito tempo fa da un ministro delle finanze "ricco, ladro, evasore, e individualista". Ora sono anche diventato un Bancomat.
E dunque pagherò con piacere i 50mila euro; non so dove li prenderò, ma essendo io una "persona sicuramente abbiente", certamente (come dice il vostro lettore) non mi strapperò i capelli, non andrò in miseria, e considererò il "prelievo" come una mera scrittura contabile. Solo una cortesia: si potrebbe smettere di chiamare "patrimoniale una tantum" quello che va definito semplicemente "furto di Stato nei confronti di un suddito"?
Paolo Viel
Padova
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Caro lettore,
com'è inevitabile, soprattutto in momenti di crisi, ciascuno ha la propria ricetta per risolvere i mali del Paese. E altrettanto inevitabilmente ognuno pensa che a pagare debbano essere soprattutto gli altri. La realtà però è quasi sempre un po' più complessa. Certamente ci sono alcune categorie, penso ai diplomatici o ad alcune posizioni apicali degli apparati statali, a cui è ancora giusto chiedere alcune rinunce (non parlerei di sacrifici). Ma complessivamente gli italiani la loro parte, soprattutto negli ultimi anni, l'hanno già fatta. Soprattutto occorre smetterla con la suggestione delle patrimoniali, generali o mirate ad alcune categorie.
Questi interventi non hanno un effetto risolutivo sui problemi del nostro debito pubblico, ma contribuiscono invece a deprimere ulteriormente la nostra economia e le aspettative di investitori e consumatori. L'Italia non ha bisogno di altri prelievi di massa, una tantum o meno, ma di chirurgici tagli alla spesa che abbiano effetti duraturi sui conti pubblici. Altrimenti fra qualche tempo saremo ancora qui a ipotizzare nuove patrimoniali. Ugualmente dannose e alla fine ugualmente inutili.
