Piscina per musulmane: tolleranza
o dittatura delle minoranze?

Mercoledì 21 Maggio 2014
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Caro direttore,

la piscina della Bissuola a Mestre, al centro della polemica perché riservata per un'ora e mezza, per tre domeniche, a un gruppo di sole donne in parte musulmane, potrebbe creare un precedente pericoloso. Trovo giusto che delle donne di religione diversa dalla nostra possano utilizzare uno svago che altrimenti sarebbe loro precluso. Quello che mi preoccupa è la reazione che questa concessione può innescare. Credo che l’integrazione sia un processo molto lento e che richieda molti sforzi in tutte le direzioni. Ma non può passare l’idea che una piscina pubblica possa diventare privata per consentire una pratica lontana anni luce dalla nostra cultura. Nel nostro Paese ci siamo dati delle regole di civile convivenza alle quali dovrebbe attenersi chi arriva qui. L’integrazione prevede che ci si adegui agli stili di vita che si incontrano nei vari Paesi altrimenti diventa “esclusione”.




Mariagrazia Gazzato

Mirano (Ve)



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Cara lettrice,

uno dei grandi pensatori del nostro tempo, il filosofo liberale Karl Popper, certo non sospettabile di simpatie antidemocratiche, nel suo celebre testo sulla Società aperta, scriveva: "La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi". Credo che il punto sia proprio questo. In sè l'apertura della piscina di Mestre per alcune ore alle sole donne musulmane non ha nulla di scandaloso o di improprio: con poco sforzo e senza particolari rinunce per altre persone, si dà la possibilità ad alcune cittadine di farsi una nuotata o rinfrescarsi in un luogo che altrimenti sarebbe loro proibito per motivi religiosi. Che cosa c'è di male? In pratica nulla. Ma un problema, in realtà, c'è e va ben oltre la piscina di Mestre e anche la questione religiosa. La domanda a cui siamo chiamati a rispondere è questa: fino a che punto la nostra società deve e può tollerare che le esigenze, pur legittime, di pochi diventino una costrizione per tutti? Il punto, credo, sta proprio qui. E nella risposta a questa domanda sta la differenza, nient'affatto banale, che passa tra un giusto e produttivo concetto di tolleranza (e di integrazione) e la deriva verso una società soffocata dalla "dittatura" delle minoranze.
Ultimo aggiornamento: 15:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA