​Le diatribe sul 25 Aprile
e la "democrazia" di Togliatti

Domenica 4 Maggio 2014
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Caro direttore,

ogni 25 aprile arrivano immancabilmente quelli che ci ricordano che i partigiani comunisti lottavano per la dittatura comunista, non per la liberal-democrazia. Forse per i meno informati era così prima del 1944. Il 1944 fu l’anno della svolta di Salerno in cui il segretario del Pci Palmiro Togliatti si accordò con i partiti borghesi che gli offrirono persino la poltrona di ministro della giustizia (poltrona che gli servì per fare una sanatoria a favore dei gerarchi e funzionari fascisti che avevano avuto in mano la burocrazia, la polizia e l’esercito). Più tardi Togliatti approvò e fece votare dai parlamentari comunisti l’articolo 7 della Costituzione che confermava il Concordato con la Santa Sede voluto da Mussolini nel 1929. Inoltre, quando il segretario del Partito comunista nel 1948 subì l’attentato, ebbe il coraggio di fermare una possibile guerra civile che ne sarebbe scaturita. Il sottoscritto è un democratico contro ogni dittatura, ma penso che se in Italia è cresciuta la liberal-democrazia il merito vada attribuito ampiamente anche al Partito Comunista Italiano.




Franco De Rossi

Treviso





Caro lettore, non ci sono dubbi che il Pci abbia fornito un importante contributo alla nascita della democrazia repubblicana italiana. La svolta di Salerno fu una grande intuizione di un politico di grande e spregiudicata intelligenza come Palmiro Togliatti, ma, come ormai molte fonti storiche hanno confermato, non fu una scelta autonoma del grande capo del Pci, bensì una decisione condivisa e pianificata con Stalin, il dittatore e sanguinario leader dell'Unione Sovietica, paese-guida con cui il partito comunista italiano mantenne un rapporto di fedeltà e anche di subalternità almeno fino a tutti gli anni Sessanta.



Salerno e le mosse successive testimoniano dunque non la scelta compiutamente "democratica" del Pci, ma la grande abilità di Togliatti, che vide in quella svolta un passaggio obbligato per avvicinare il Pci alla conquista del potere e preparare il terreno per la successiva trasformazione dell'Italia in una cosiddetta democrazia popolare, guidata dal partito unico e subalterna all'Unione Sovietica e alla sua politica totalitaria. Se questo progetto fallì non fu certo per una diversa scelta strategica dei vertici del Pci o per la loro decisione di svincolarsi in qualche modo dall'orbita sovietica. Il legame con l'Urss restava fortissimo e indissolubile e lo testimonia il fatto che nel febbraio del 1948 Togliatti e suoi salutarono con commenti entusiastici il colpo di stato in Cecoslovacchia ad opera degli uomini di Stalin. L'Italia invece restò, pur con tutti i suoi limiti, un Paese libero e ancorato all'Occidente. Ma ciò si deve non ai meriti di Togliatti, bensì alla sua sconfitta e a quella del Fronte popolare nelle elezioni dell'aprile del 1948.
Ultimo aggiornamento: 14:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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