Ismail, il bimbo combattente
diventa un intrigo internazionale

Martedì 23 Dicembre 2014 di Olivia Bonetti
Ismail, il bimbo combattente diventa un intrigo internazionale
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BELLUNO - Giusto il tempo tecnico del passaggio fisico dell’atto da una parte all’altra e la Procura emetterà il decreto di rimpatrio per il piccolo Ismail Davud, 3 anni nelle mani dell’Isis. Il bambino di nazionalità bosniaca figlio della cubana Lidia Solano Herrera, residente a Ponte nelle Alpi e Ismar Mesinovic, imbianchino 36enne deceduto in battaglia in Siria è ancora tra i combattenti dell’Isis. Lo testimonierebbe la foto in cui il bimbo è in sella a una moto di fronte a un militare dell’Isis in tuta mimetica. Quell’uomo è Salid Kolish, combattente con cui era partito Mesinovic: a lui, dopo la morte dell’imbianchino bosniaco partito da Belluno, secondo una tradizione tra commilitoni, sarebbe rimasto il bambino Ismail Davud Mesinovic. «Stiamo attendendo la comunicazione ufficiale degli investigatori - dice il procuratore Francesco Saverio Pavone -: devo sapere chi ha in mano il bimbo per poter procedere devo avere informazioni precise con un provvedimento, non basta una foto di un giornale».

Dopo la trasmissione Announo di La7 con il reportage di Pablo Trincia sulle tracce del piccolo portato in Siria dal padre, il deputato Pd Pippo Civati si era impegnato ad attivare la Farnesina, e per questo sta lavorando con la sua squadra di tecnici esperti nel rimpatrio di minori portati all’estero. Alla Farnesina non c’era nulla di questo bimbo, ovviamente visto che non si occupa di stranieri all’estero. Come fare? L’unica via è un atto della procura di Belluno competente sul caso, ma che a un anno dalla scomparsa non c’è stato con grande sorpresa dei media nazionali che si sono occupati della storia. L’unica cosa che c’era in procura era la denuncia per sottrazione di minore archiviata. «Ho archiviato - ha spiegato ieri il procuratore di Belluno - perché il bimbo era partito per andare in Bosnia con il consenso della mamma e il papà, l'autore della sottrazione è morto. Rimane ignoto chi lo detiene. Per poter riaprire il procedimento bisogna sapere chi detiene il minore, ma senza nome e cognome non si può procedere. Questa è la realtà processuale. Nei giornali ho sentito e letto tante ipotesi, che a me non risultano».

E lo sanno dove si trova il bimbo e il nome di chi lo detiene gli investigatori, che si stanno occupando del caso, dall’apertura dell’inchiesta di Venezia sui reclutatori di terroristi. Un lavoro certosino portato avanti dai carabinieri dei Ros di Padova, coordinati dal tenente colonnello Paolo Storoni. Ieri l’informativa con i riferimenti precisi di dove sta Ismail Davud Mesinovic in Siria è stato inviato alla procura di Belluno. Dopo Natale quindi ci sarà il decreto di rimpatrio e si muoverà la Farnesina e i Servizi.

«È obbligo dell’autorità cercare il bambino - conclude Pavone - e se avessi necessità e se ci sarà bisogno convocherò anche la mamma. L’avvocato dice che non passeranno in procura a Belluno: certo non ho bisogno di dirlo a lei se devo interrogare la mamma di Ismail».
Ultimo aggiornamento: 24 Dicembre, 08:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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