L'orso bellunese terrorizza le pecore:
allevatori fanno appello alla Provincia

Giovedì 11 Settembre 2014 di Daniela De Donà
L'orso bellunese terrorizza le pecore: allevatori fanno appello alla Provincia
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ALPAGO - Guslon, Antander, forcella Fedarola: sulle terre alte, tra il monte Cavallo e il Dolada, le pecore non belano più. «Sono atterrite, non ascoltano i richiami. E in poco più di un mese ci mancano all'appello cento capi», sintetizzano la situazione Franco Dal Borgo titolare, con la moglie Elisabetta Peterle, della azienda agricola di Palughetto e Renzo Lavina, gestore di Malga Pian Formosa.

«Sarà anche affamato, ma non è un grizzly, gli orsi saranno tre, se non di più», afferma sconsolato Dal Borgo. Aveva 45 pecore nei pascoli alti, gliene sono rimaste 5. Spera che qualcuna torni: «Magari è scappata perchè spaventata». In ogni caso la perdita è sostanziosa. «Chi ci ripagherà?» è la sua lecita domanda. A Lavina sono sparite 55 pecore sulle 70 che aveva. La sua preoccupazione è evidente. Tant'è che, due giorni fa, ha pensato bene di riportato il suo gregge al sicuro nella stalla di Tambre: «Normalmente rimaniamo su fino al 31 ottobre».

L'ente provinciale ha accertato solamente 16 capi morti per l'attacco dell'orso: «Perchè certifica solo le carcasse che vengono trovate - dice Lavina - ma basterebbe rastrellare la montagna, chissà quante ce ne sono tra la Val Salatis e Fedarola. L'orso depreda anche tre pecore per notte, le porta via e le nasconde». Con Renzo e Franco si sale su una pala erbosa. Vogliono mostrare ciò che resta di una pecora: «Ecco, là c'è della lana, qui le mandibole. È una bestia che è stata trascinata. Le altre del gregge hanno vissuto gli attacchi, hanno visto e d'istinto ora stanno più unite - raccontano i pastori - e abbiamo l'impressione che non si accoppino. Anche se avremo solo a primavera la prova di un minor numero di agnellini nati».

L'orso ha un suo sistema di caccia. A descriverlo è Dal Borgo: «Attacca la pecora al collo, come una tigre. Rompe lo sterno, mangia la trachea, i polmoni il cuore, il fegato. Poi passa alle spalle e lascia per ultime le cosce». E dopo due ore arrivano i corvi, per mangiare quel che resta. Volano in tondo, dice Lavina: «È il segnale che là troveremo una carcassa». Da più di un secolo l'orso non si vedeva da queste parti. L'ultimo, raccontano in vecchi, venne abbattuto nel 1880. Certo è che la toponomastica ne ricorda il passaggio: in Val Salatis esiste un «Casot de l'ors» e in Vallazza, a quota 2000, c'è il «troi de l'ors».

Ultimo aggiornamento: 12:58