Non aveva denunciato l'anfora
del suo locale: oste assolto

Venerdì 18 Aprile 2014 di Luca Ingegneri
Alberto Grinzato
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PADOVA - È il simbolo del suo locale, tra i più rinomati e caratteristici del centro cittadino. Quell’anfora di epoca romana gli ha però creato una montagna di grattacapi. Soltanto ieri Alberto Grinzato, storico gestore dell’osteria enoteca di via dei Soncin, ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Dopo essere stato sulla graticola per oltre tre anni, con l’accusa di non aver denunciato la detenzione di quel reperto archeologico in bella mostra nel suo locale, è stato assolto. Il giudice Nicoletta De Nardus l’ha scagionato - per non aver commesso il fatto - dall’accusa di aver violato la normativa in materia di beni artistici.

Grinzato non ha mai ricevuto alcuna contestazione per vent’anni. Soltanto nel settembre 2010 un carabiniere di passaggio in osteria ha pensato bene di segnalare la presenza di quell’anfora ai colleghi del Nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia. Il pubblico ministero Maria D’Arpa ha aperto un fascicolo d’indagine commissionando ad un’esperta un accurato studio del reperto. È stato accertato che l’anfora è un bene che riveste carattere archeologico. Deve quindi essere sottoposta alle normative di legge che ne assicurano la tutela. È intervenuta a quel punto anche la Sovrintendenza per i Beni archeologici del Veneto, cui è stato chiesto di verificare se l’esistenza dell’anfora non fosse documentata da eventuali dichiarazioni di possesso. È emerso che si tratta di un esemplare di produzione nord-adriatica, risalente al periodo compreso tra il primo secolo avanti Cristo e il primo secolo dopo Cristo, ma privo di bollo e con tutta probabilità di produzione seriale. Secondo la Sovrintendenza questi reperti, quasi sempre di scarso valore commerciale, si ritrovano abitualmente nei depositi in cui rivestono funzioni di drenaggio e bonifica dei suoli umidi. Impossibile però stabilire le circostanze di rinvenimento dell’anfora e della sua regolare detenzione. È a quel punto che sono iniziati i guai per il titolare dell’osteria. Grinzato è finito sotto inchiesta per non aver denunciato, fin dal 1992, la detenzione di quel reperto in terracotta, di sicura provenienza archeologica. Il ristoratore si è visto recapitare un decreto penale di condanna. Con una multa di 4.550 euro avrebbe potuto chiudere il conto.

Il gestore dell’Anfora ha scelto invece la strada del processo. E il suo legale Orietta Baldovin è riuscito a dimostrare come non fosse compito suo denunciare il possesso del reperto. Legge alla mano, avrebbe dovuto pensarci chi ha ceduto l’anfora al locale. Un soggetto cui Sovrintendenza e carabinieri non sono stati in grado di risalire.
Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 14:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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