Rosetta atterra su una cometa:
la sonda con gli "occhi" padovani

Domenica 9 Novembre 2014 di Mauro Giacon
La sonda Rosetta e il modulo Pihlae che verrà sganciato mercoledì e il professor Piero Benvenuti direttore del Centro di studi spaziali
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PADOVA - Piero Benvenuti, 68 anni, da bambino pensò di fare l’astronomo. Oggi è professore ordinario del Dipartimento di Fisica e Astronomia "Galilei" e direttore del Centro di studi e attività spaziali dell’Università, il Cisas, intitolato al meccanico celeste Bepi Colombo. È stato fra le altre cose a Moanco dal 1984 al 2003 a coordinare l’avventura di Hubble il telescopio spaziale dell’Agenzia spaziale europea.

Professore, mercoledì l’umanità farà un altro passo da gigante grazie anche all’Università di Padova che ha progettato e realizzato gli occhi di Rosetta le due macchine fotografie, ovvero du telescopi in grado di individuare un fiammifero a un chilometro di distanza...

«Sì, sono nostre le "camere". Il Cisas ha costruito le ottiche della parte più complessa. Ci hanno già consentito di aiutarci negli studi sulla composizione molecolare della cometa».

Qual è il segreto di questi corpi celesti?

«Si sono formati all’inizio del sistema solare, circa 4 miliardi e mezzo di anni fa, molto prima della terra. Quindi conoscere la loro composizione significa poterla comparare con la nostra, scoprire se sono state veramente le comete a portare quaggiù le molecole complesse. E abbiamo già trovato tracce di alcol, biossido di azoto e anidride solforosa».

Ma il bello viene adesso quando mercoledì il modulo Philae si staccherà dalla sonda atterrando sul suolo della cometa. Se tutto andrà bene poi un trapanino comincerà subito a lavorare...

«Ovviamente siamo tutti con il fiato sospeso. L’orbita di Rosetta arriverà a circa 22 chilometri e mezzo dalla cometa, poi avverrà lo sgancio. L’atterraggio durerà sette ore al ritmo di 50 centimetri al secondo circa. I rischi sono altissimi prché non esiste praticamente gravità su questo corpo celeste lungo circa 5 chilometri, tanto che il corpo di un uomo peserebbe qualche microgrammo. Il rischio non è di mancare la cometa, ma di rimbalzarci sopra. Per questo scatteranno subito degli arpioni. Poi bisognerà che l’antenna sia orientata in modo corretto verso la terra e infine che si aprano i pannelli solari».

È un italiano Andrea Accomazzo, il pilota della sonda...

«Sì, e la manovra di rilascio dev’essere precisa al millesimo. Se la velocità aumenta anche di un centimetro al secondo questo significa mancare l’area di atterraggio di qualche centinaio di metri. Il rischio di questa manovra è elevatissimo ma quello che abbiamo fatto, lanciare una sonda che viaggia da dieci anni nello spazio e poi si risveglia da una lunga ibernazione e riparte è già sensazionale. Anche così il successo è già assicurato».

Quanto potrà "lavorare"?

«Spero molti mesi. Ufficialmente la missione si concluderà nel dicembre dell’anno prossimo. Rosetta e il suo modulo seguiranno il viaggio di avvicinamento verso il sole, se i gas e le polveri non copriranno i pannelli solari...».



ATTERRAGGIO IN DIRETTA TV - Sarà la diretta televisiva più tosta dell’universo. Un pezzo dell’umanità che sbarca su una cometa, ci salta in groppa e la cavalca per un pò di mesi. Facendole anche una punturina sulla schiena, giusto per sapere di che cosa è fatta. Che poi sarebbe il modo di capire come è nata la Terra, visto che le comete, e questa non fa eccezione, viaggiano nel sistema solare da quando è nato 4,5 miliardi di anni fa e sono fatte della materia "primigenia", insomma non contaminata dal calore sprigionato da stelle o dalla nascita di un pianeta. Dunque capire come sono dentro significa scoprire come siamo nati.



Il "cometaggio" insomma l’atterraggio su una cometa è una delle avventure più ardite nella storia delle imprese spaziali. La prima in assoluto avverrà mercoledì. Inizio delle operazioni alle 10 ora italiana con la discesa del modulo Philae, dai 22 chilometri di orbita in cui si trova la sonda Rosetta in questo momento, distante 450 milioni di chilometri dalla terra. Tempo di discesa 7 ore, a 50 centimetri al secondo. Lo storico "touch down" i padovani potranno seguirlo in diretta fino all’esaurimento dei posti nell’aula Rosino, al Dipartimento di Fisica e di Astronomia, nell’edificio ex Rizzato adiacente alla Specola, a cominciare dalle 16. La prima immagine dovrebbe arrivare verso le 19.



Per l’Università di Padova sarà un grande momento, anche se l’emozione maggiore per il lavoro che è stato fatto dal nostro ateneo, è avvenuta il 20 gennaio scorso quando, dopo due anni di ibernazione, la sonda è stata "risvegliata" e le ottiche delle due macchine fotografiche, in verità due microtelescopi progettati e costruiti a Padova hanno cominciato a funzionare, dando dettagli sempre più nitidi della cometa, lunga 5 chilometri che oggi appare come due lobi uniti ad un ponte, con montagne, vallate e lanci di geyser. Non solo. Le ottiche hanno contribuito a individuarne la composizione chimica e influito in modo fondamentale sulla scelta del luogo di atterraggio.



Sono le due camere Nac, "Narrow angle camera" che ottiene mappe del nucleo della cometa e Wac, "Wide angle camera" che descrive invece il materiale gassoso e le polveri. Dentro c’è il sapere di Ingegneria, Fisica, Geologia, Astronomia, Elettronica, Informatica e soprattutto dei professori Francesco Angrilli e Giuseppe Tondello, insieme a decine di piccole aziende di altissima tecnologia. Il professor Cesare Barbieri che è responsabile italiano del sistema per l’Esa, e che mercoledì sarà al centro di controllo di Darmstadt molte volte ci ha detto: «Costano 3,5 milioni di euro perché ci abbiamo lavorato con i nostri studenti, altrimenti....»
Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 13:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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