La famosa scultrice a corto di soldi:
«Ho dovuto vendere la mia Bentley»

Domenica 14 Settembre 2014
La scultrice Rabarama
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PADOVA - Approda in Procura il contenzioso tra la scultrice Rabarama e le gallerie d’arte Vecchiato. Era fin troppo facile prevedere che la ventennale collaborazione, conclusasi ufficialmente un mese fa, sarebbe sfociata in una guerra di carte bollate. Il sostituto procuratore Sergio Dini ha aperto un’inchiesta in cui si ipotizza il reato di truffa, sulla scorta della prima informativa redatta dai finanzieri dello speciale Nucleo tutela del mercato di Venezia. Sarebbe al vaglio del magistrato la posizione dei due responsabili della galleria Cinzia Vecchiato e Roberto Canova.



Le Fiamme gialle stanno cercando riscontri alla dettagliata denuncia presentata dai legali dell’artista che sostiene di vantare crediti ragguardevoli nei confronti di Vecchiato Art Galleries Srl.



Sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori finirà in particolare il contratto che avrebbe dovuto legare la scultrice di origini romane ai Vecchiato fino al 2021.



Un rapporto in esclusiva, di durata decennale: Rabarama si impegnava a cedere alla società le sue opere d’arte, in cambio di una percentuale (oscillante tra il 15 e il 20%) sul prezzo di vendita. Oggi la scultrice non riconosce più quel patto e ne ha sospeso gli effetti. Sostiene di non essere stata pagata, salvo piccoli acconti. Ha dovuto vendere la sua Bentley e non sa più nemmeno come far fronte alle retribuzioni dei suoi dipendenti. Nonostante abbia collocato sul mercato sculture di altissimo valore, negli ultimi anni i suoi redditi sono stati modesti.



Colpa di quel contratto capestro: le sarebbero state riconosciute percentuali minime su opere la cui valutazione spetta a Vecchiato Art Galleries e di recente a Vecchiato Arte Srl, la società cui è stata trasferito unilateralmente il contratto di esclusiva con Rabarama. La Finanza dovrà fare luce sulla correttezza e la legittimità di quel contratto in esclusiva analizzando anche il rapporto tra l’artista e i galleristi sotto il profilo fiscale. Sarebbe stato infatti individuato uno strano sistema di fatturazioni incrociate a tutto svantaggio dell’artista.



Rischia poi di riservare clamorosi colpi di scena l’indagine sui certificati di autenticità delle opere di Rabarama. C’è il forte sospetto che siano stati immessi sul mercato dei clamorosi falsi. È per questa ragione che Rabarama ha informato via web i suoi estimatori e collezionisti: dal 13 agosto 2014, i soli certificati di autenticità validi sono quelli che recano la sua firma. L’artista si è però resa disponibile anche a valutare le autentiche emesse in precedenza da Vecchiato Art Galleries, a tutela degli acquirenti delle sue opere. Sarà soltanto lei a stabilire se si tratta di documenti originali.
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