Mose, lo scandalo travolge l'ateneo
della Curia: soldi finiti, stop ai corsi

Sabato 19 Luglio 2014 di Paolo Navarro Dina
Mose, lo scandalo travolge l'ateneo della Curia: soldi finiti, stop ai corsi
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VENEZIA - L’incontro non dev'essere stato facile. E non solo per un delicato problema di "timore reverenziale" tra un principe della Chiesa come il cardinale Angelo Scola e monsignor Francesco Moraglia, suo successore come Patriarca di Venezia.

Di sicuro, però, lo scambio di opinioni tra i due uomini di Chiesa nella sede milanese dell’Arcivescovado, deve essere stato molto franco.

Così schietto e risoluto che, alla fine, è stato tracciato il classico rigo: addio all’esperienza della Fondazione Marcianum come "polo educativo e di formazione cattolica" in quel di Venezia. Moraglia, nella veste di Gran Cancelliere della Fondazione, che da tempo si è trovato a sbrogliare la matassa dei costi di questo "think tank" ideato nel 2006 dal suo predecessore sulla cattedra di San Marco, ha messo sul piatto della bilancia non solo la questione Marcianum, ma anche rivelato le difficoltà economiche e finanziarie dell’ente all’indomani del "terremoto" dello scandalo Mose che ha visto il Marcianum fino all’anno scorso tra i beneficiari dei fondi "girati" dal Consorzio Venezia Nuova attraverso il suo ex presidente Giovanni Mazzacurati, che era anche al vertice dell’istituto di formazione veneziano.

Ed è toccato proprio allo stesso Patriarca mons. Francesco Moraglia rivelare - in un’intervista al settimanale diocesano "Gente Veneta" - come egli si sia recato a Milano il mese scorso, insieme al proprio vicario episcopale, per incontrare il cardinal Scola e formulare, visto il venir meno degli sponsor e l’incremento dei costi di gestione e in piena tempesta giudiziaria, che la Diocesi di Venezia non sarebbe stata più in grado di sostenere l’ente, invitando lo stesso Scola a farsene carico anche come ideatore del progetto. Una richiesta precisa che Scola ha escluso di poter assolvere ritenendola una "strada non praticabile".

A definire la fine delle attività teologiche del Marcianum (la Facoltà di diritto canonico che non attiverà i corsi del primo anno così come non partiranno le iniziative dell’Istituto di scienze religiose oltre al Convitto internazionale) non solo il "no" di Scola, ma anche le autorevoli prese di posizione e i giudizi giunti da Oltretevere, prima attraverso la Congregazione del Clero, la Cei, poi la Segreteria di Stato del Vaticano fino ad arrivare a Papa Francesco. Ed è stato proprio dal Pontefice, con gli atti e i mezzi a sua disposizione, attraverso una lettera del 19 giugno scorso, che è giunto il disimpegno dal Marcianum come Venezia lo aveva conosciuto in questi anni, attraverso una "procedura" che in qualche modo ha dato una esplicita approvazione ad una decisione assunta a livello diocesano. Non chiuderà invece la casa editrice Marcianum Press.

«Un atto - ha spiegato monsignor Moraglia - né comune né scontato da parte della Santa Sede». Una decisione che comunque era nell’aria da un po’ di tempo, complice il fatto che il Marcianum si era ritrovato nell’occhio del ciclone per l’inchiesta della magistratura sul Mose, e che proprio recentemente aveva portato al riassetto della Fondazione con l’ingresso di un nuovo gruppo di dirigenti alla guida di Gabriele Galateri di Genola, dopo che Moraglia aveva già "sacrificato" il liceo Giovanni Paolo I accorpandolo ad un altro ente educativo paritario come l’Istituto Cavanis. E proprio dalla dismissione del "ramo religioso" della Fondazione che sboccerà ora la nuova vita dell’istituzione con un percorso mirato, lungo un biennio con alcuni progetti legati all’innovazione, al lavoro e alla ricerca sociale in stretto rapporto con il territorio nel segno della dottrina sociale della Chiesa tanto cara proprio a Moraglia.

Una "formula" che, se da un lato trasforma il Marcianum e ne modifica le prospettive, dall’altro lo inserisce, con ogni probabilità, tra i "pensatoi" della realtà veneziana e veneta. E in questo quadro, al di là della rescissione del cordone ombelicale con la Diocesi di Venezia, il consiglio di amministrazione che si è riunito ieri in città, ha scelto Paolo Lombardi come nuovo amministratore delegato che subentrerà a Marco Agostini cooptato in cda, ma soprattutto ha accettato le dimissioni di Romeo Chiarotto, patron di quella Mantovani spa coinvolta recentemente nell’inchiesta sul sistema Mose a Venezia. Un nome autorevole, tanto quanto quello di Mazzacurati già dimessosi nelle scorse settimane, ma che nei corridoi del Patriarcato di Venezia risultava, al giorno d’oggi, oltremodo imbarazzante.

Ultimo aggiornamento: 19:12
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