I venetisti preparano i buoni del Leon
Promessi rendimenti del 1000%

Mercoledì 23 Aprile 2014 di Maurizio Crema
Gianluca Busato
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Rendimenti da record (10 volte l’investimento) per un bond che dovrà finanziare un sogno: la Repubblica veneta.

Gianluca Busato, l’organizzatore del referendum online di plebiscito.eu, torna alla carica. E lo fa battendo cassa e lanciando i Bfc (i Buoni Federali Costitutivi). «L'esigenza di finanziamento delle attività di strutturazione della Repubblica Veneta, particolarmente onerose nella fase di transizione in atto, sarà assolta grazie a un prestito che sarà fatto alla Repubblica Veneta direttamente da investitori veneti ed esteri - annuncia Busato -. L'emissione sarà a cura della Tesoreria della Repubblica Veneta, istituita in questi giorni dalla Delegazione dei Dieci. I primi Titoli di Stato che saranno emessi sono i Buoni Federali Costitutivi (Bfc), con tagli previsti da 1.000 euro (acquistabili a 100 euro) e da 10.000 euro (acquistabili a 1.000 euro). I Bfc saranno pagabili entro sei mesi dall'approvazione della Costituzione della Repubblica Veneta». Un rendimento mostruoso, da riffa sudamericana alla Marquez. «Iniziativa a rischio d’illegalità, così non si danno risposte a un malessere vero e giustificato», la bolla il giurista Mario Bertolissi.

Il neo serenissimo Busato non si ferma qui: «Un ulteriore campo di attività riguarda la possibilità di aprire una Fondazione nel Liechtenstein (Stiftung), per consentire ai Comuni veneti di gestire le proprie Tesorerie senza essere soggette agli artigli rapaci del mostro fiscale italiano e senza pertanto essere depredati». Chi farà la secessione fiscale sarà premiato: «I primi Comuni Veneti che aderiranno al meccanismo di tesoreria europea delocalizzata in Liechtenstein, si vedranno riconosciuta, per meriti patriottici, una forma di autonomia avanzata. Parliamo di una quota del 95-98% di risorse fiscali, sul totale del gettito, che saranno trattenute nel territorio comunale».

«Un privato può mettere i soldi e rischiare dove vuole, ma quando si sollecita il pubblico risparmio si va incontro a regole e controlli - avverte il giurista Bertolissi -. In più Repubblica Veneta è una semplice etichetta, non identifica nulla, al limite sotto vi sarà un’associazione di diritto privato. Ma anche questa è sottoposta alla supervisione della Banca d’Italia, della Consob». Stessa musica per la fondazione in Liechtenstein: «Ogni privato la può fare. Ma non si può interferire con la fiscalità italiana, che appartiene alla sovranità del Paese: escludo che i Comuni veneti possano disporre del denaro pubblico e inviarlo alla fondazione o analoghe entità. Anche lo stesso riferirsi all’Unione europea è singolare, quando si rigetta l’Italia. O si fa la rivoluzione, altrimenti si devono rispettarne le leggi». Sui super rendimenti del "Bond del Leon" Bertolissi è caustico: «Mi viene in mente lo scandalo del 1958, quello del "banchiere di Dio", Giambattista Giuffrè, che vantando amicizie presso la curia vescovile di Imola iniziò a raccogliere risparmi promettendo tassi di interesse altissimi, anche al 100%». Un classico "schema Ponzi". «Poi arrivò il crac - ricorda Bertolissi - capisco che viviamo in uno Stato dove Alessandria dichiara il dissesto e Roma no. Ma questi rendimenti sono veramente eccessivi. Busato parla del famoso surplus di 20 miliardi versati a Roma come garanzia, ma bisogna detrarre i costi sostenuti dallo Stato centrale per il Veneto, la nostra parte di debito pubblico, le spese da affrontare una volta indipendenti. Purtroppo non riusciamo a trasformare un dissenso giustificato in una proposta seria e realistica. Alla fine rimane solo il circo».
Ultimo aggiornamento: 09:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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