Zaia difende il patron di Pasta Zara
«Anche al Veneto statuto speciale»

Domenica 25 Gennaio 2015 di Giorgio Gasco
Il governatore veneto Zaia consegna un riconoscimento a Furio Bragagnolo
14
VENEZIA - «Quelli a Roma stanno lavorando per una equa divisione del malessere. Saccheggiatori». Luca Zaia non punta l’indice contro Furio Bragagnolo «imprenditore veneto doc, illuminato, che gode della mia stima». In fondo, aggiunge il governatore leghista, «l’impresa va dove c’è mercato». Piuttosto dovrebbe essere lo Stato «a sanare il malessere ormai affiorato a tutti i piani della vita quotidiana».

Nell’annuncio del patron di "Pasta Zara" intenzionato a lasciare il Veneto (stabilimento a Riese Pio X) per approdare nel vicino autonomo Friuli Venezia Giulia (dove è attivo l’impianto di Muggia), Zaia coglie l’impossibilità di fare impresa anche in una regione come il Veneto ancora "arzilla" economicamente, nonostante la crisi. E «non faccio parte di quelli che mettono sul banco degli imputati chi genera posti di lavoro». La nota dolente è sempre la stessa: troppa disparità di gestione delle tasse, a vantaggio di chi è "speciale". Il presidente veneto elenca le diversità. Il punto di partenza è il numero di abitanti: un milione 228mila in Friuli Venezia Giulia, 4 milioni 928mila in Veneto. Zaia sentenzia: «Sapete qual è la percentuale Irpef che loro si trattengono? Il 60%, e noi zero. Per l’Ires, il 45% loro, e sempre zero, noi. Quanto a Iva e altre imposte minori siamo al 91% contro il 50%». Poi ci sono le accise su carburanti e tabacco ad "arricchire" le casse friulo-giuliane. Ma c’é un indicatore che fa saltare la mosca al naso al governatore leghista: il residuo fiscale, cioé la differenza tra le tasse pagate in regione e l’ammontare di quanto Roma restituisce al territorio. Spiegazione: «Nel caso dei friulani, il prelievo fiscale che resta a Roma e non torna indietro, è di 600 euro per abitante. Nel caso dei veneti, ciò che non ritorna raggiunge quota 3.500 euro a testa». Ebbene, è l’affondo di Zaia, «se noi avessimo lo stesso regime fiscale della vicina regione autonoma, terremmo nelle nostre casse 14,5 miliardi in più. E poiché l’Irap che incassiamo vale 2,8 miliardi e il bollo auto 500 milioni... potremmo abolire queste due tassazioni e ci resterebbero ancora 11,5 miliardi da utilizzare, da spendere. La forbice tra confinanti si allarga ancora di più, se si aggiungono, parole di Zaia, «i 300 milioni che loro hanno a disposizione per il "piano salva imprese", la facoltà di concedere contributi a favore dell’imprenditoria giovanile, stabilire incentivi alle piccole aziende turistiche coprendo fino al 50% dei costi sostenuti, erogare fondi ai liberi professionisti iscritti agli albi e ordini, concedere aiuti per le assunzioni così da favorire l’occupazione».

È evidente perché Furio Bragagnolo ha tanta voglia di superare il Tagliamento stabilendo di là la sede fiscale del suo gruppo. Zaia individua un unico colpevole per questo nuovo modello di delocalizzazione (da transnazionale a transregionale): lo Stato è chi lo governa «che per sancire il principio dell’equità, toglie l’autonomia a chi ce l’ha invece di concederla a chi la vuole e ha i titoli per ottenerla». Per il presidente del Veneto basterebbe fare una sola cosa, basandosi sul principio «dell’equa divisione del benessere e non del malessere». Alla Camera si discute la riforma del Titolo V della Costituzione, «quale migliore occasione per modificare l’articolo 116 aggiungendo il Veneto all’elenco delle cinque regioni a Statuto Speciale già riconosciute».

Zaia ha dato "la sveglia" ai parlamentari veneti invitandoli, «a non perdere questo treno». Per il centrosinistra, il leghista «poteva svegliarsi prima...». Replica: «Guardate che la richiesta di maggiore autonomia per il Veneto l’ha fatta chi mi ha preceduto al governo della Regione. E comunque, i tempi sono maturi adesso...». Il ferro è caldo e va battuto. Il governo Renzi sembra essere parte attiva... «Ma andiamo - replica il governatore - Sta svuotando le regioni a statuto ordinario di tutte le competenze anteponendo il concetto di "supremazia statale". Inconcepibile, è la corsa al peggio».

Aggiungendo i referendum in alcuni comuni veneti per passare ad un’altra regione, il rischio è che si scateni una "guerra" nel condominio Nordest. Come l’imprenditore va a "caccia" del mercato migliore, anche i comuni pronti al "salto" possono essere giustificati. «Non li ho mai colpevolizzati: la loro battaglia come quella di Bragagnolo è anche la mia. È ovvio che un territorio deve reagire a questi fenomeni, non accettare supinamente quello che stanno preparando a Roma. E la risposta non può essere togliere l’autonomia a Friuli e Trentino, come vuole Renzi. Il Veneto vuole salire "di grado" e alza le barricate contro i saccheggiatori romani». E i due referendum (autonomia e indipendenza) chiesti dal consiglio regionale? «Non si discutono. Oggi però prevale l’autonomia fiscale. Passo verso l’indipendenza».
Ultimo aggiornamento: 11:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci