UDINE - Un'operazione dei Carabinieri del Nas di Udine e dei Comandi provinciali di Udine, Trieste e Treviso, con perquisizioni e un arresto, è in corso dalle prime ore di questa mattina nei confronti di allevatori appartenenti al Consorzio Latterie Friulane.
L'inchiesta è relativa alla presunta messa in commercio di latte con valori di aflatossine superiori ai limiti di legge. I militari stanno provvedendo al sequestro di ingenti quantitivi di latte nello stabilimento di Campoformido (Udine).
Agli arresti domiciliari è finito Rino Della Bianca, 60 anni, di Tricesimo (Udine), responsabile dell'approvigionamento del latte per il Consorzio. Altre tredici persone sono state indagate.
Dall’inchiesta emerge che il latte tossico veniva ugualmente lavorato e che le analisi effettuate nel laboratorio interno del Consorzio Latterie Friulane non veniva comunicato ai veterinari dell’Azienda sanitaria per non paralizzare le aziende agricole. Tutto ciò secondo un meccanismo consolidato e sotto la "regia" di Rino Della Bianca, che ordinava agli autisti di miscelare il latte contaminato da aflatossine con quello sano adulterando così l’intera partita.
I carabinieri del Nas hanno monitorato il periodo che va dal dicembre 2013 all’aprile 2014. L’episodio più clamoroso risale agli inizi di dicembre, quando una partita di 16.468 litri di latte è stata commercializzata nei supermercati e nei panifici del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. Si tratta di centinaia di confezioni da un litro e da mezzo litro usate per la colazione, la preparazione di dolci o per per "macchiare" il caffè.
L’inchiesta fa seguito a quella che, esattamente un anno fa, travolse gli allevatori del Cospalat Fvg.
In quell’occasione furono eseguite sette misure cautelari e il leader storico del Cospalat, Renato Zampa, finì in carcere (lo scorso ottobre gli è stato revocato l’obbligo di firma, non deve più sottostare ad alcuna misura); a cinque dei suoi collaboratori furono applicati gli arresti domiciliari e 17 allevatori furono indagati. In quel caso la Procura di Udine aveva contestato l’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio, all'adulterazione di alimenti e al commercio di derrate nocive.