Orsoni attacca il Pd: «Costretto
a lasciare da opportunisti e ipocriti»

Venerdì 13 Giugno 2014
Orsoni attacca il Pd: «Costretto a lasciare da opportunisti e ipocriti»
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VENEZIA - Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni si è dimesso. «Ho voluto dare un segno chiaro della mia lontananza dalla politica - ha detto Orsoni in conferenza stampa a Ca' Farsetti, sede del Comune - un segno che si è concretizzato prima con la revoca della Giunta, provvedimento che non riguarda l'operato amministrativo dei singoli assessori ma vuole significare che è venuto meno il rapporto fra la mia persona e la politica che mi ha sostenuto finora. Il punto è un altro: la chiara presa di distanza dalla politica. Successivamente ho rassegnato le mie dimissioni.

Non sussistono le condizioni minime per il mantenimento dell'incarico. Come sapete per il momento non hanno effetto immediato, perché la legge prevede che abbiano effetto dopo 20 giorni, ma potrebbero essere anticipate da altri eventi».

Orsoni non ha nascosto la propria amarezza e ha aggiunto di essere pervenuto a questa decisione anche a causa delle «reazioni opportunistiche e ipocrite di singoli esponenti anche della maggioranza». Intanto Orsoni si è messo «a disposizione del consiglio per perfezionare gli atti urgenti». C'è infatti da approvare il conto consuntivo, atto obbligatorio per legge.

A 24 ore dall'annuncio che non si sarebbe fatto da parte, Orsoni ha preso atto che non ha più la maggioranza: dopo che ieri sera l'assessore ai servizi sociali, Tiziana Agostini del Pd, seguita dal consigliere delegato Sebastiano Bonzio (sEL), ha annunciato le sue dimissioni, oggi 24 consiglieri hanno chiesto un passo indietro al sindaco, al quale ieri sono stati revocati gli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sul Mose.

La sfiducia. L'assessore Gianfranco Bettin e i due consiglieri di "In Comune", Beppe Caccia e Camilla Seibezzi, hanno chiesto al sindaco Giorgio Orsoni «un ultimo gesto di responsabilità verso la città: presentare lui stesso le dimissioni in modo da consentire che siano votati gli atti di bilancio utili ai cittadini». «L'emergere, finalmente alla luce, del fenomeno di vasta e profonda corruzione che ha condizionato almeno due decenni di vita economica, sociale e politica di Venezia e del Veneto - scrivono in una nota - chiude un'epoca, per la città e per il Paese. Per noi, che abbiamo combattuto questo fenomeno, denunciando da sempre il ruolo del Consorzio Venezia Nuova e le pressioni affaristiche che hanno portato all'approvazione dell'inutile e devastante progetto Mose, niente potrà né dovrà essere più come prima. Si deve aprire una stagione di autentico e profondo cambiamento, a partire dal rinnovamento del ceto e delle forze politiche coinvolte nelle inchieste. Questo vale anche per il Comune di Venezia, nonostante sia l'unica istituzione cui non venga contestato nelle inchieste un solo atto politico-amministrativo. L'esperienza della giunta Orsoni è per noi conclusa».

Chiedendo un atto di responsabilità, i tre firmatari della nota rilevano di aver «comunicato al sindaco di avere pronti i ventiquattro atti di dimissione dei consiglieri comunali di maggioranza, che comporterebbero lo scioglimento immediato del Consiglio».

Il rientro a casa. Dopo circa due ore passate negli uffici del municipio per adempiere alle procedure legate alle dimissioni, il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni è uscito verso le 14 dal portone di Ca' Farsetti per raggiungere la propria abitazione situata sull'altra sponda del Canal Grande. Sorridente, in maniche di camicia, Orsoni non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione ai giornalisti che lo attendevano fuori dal portone, ed è salito a bordo di un motoscafo per compiere il breve tragitto acqueo verso casa. Sulla riva, qualche gruppetto di turisti, incuriosito dal dispiegamento di vigili urbani che hanno "sorvegliato" l'uscita del primo cittadino dagli uffici comunali.

Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 09:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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