Il Patriarca: «Politica e finanza
cambino rotta e guardino al popolo»

Venerdì 21 Novembre 2014
Il patriarca durante la messa
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VENEZIA - Un forte richiamo alla politica, l'economia, agli organismi di rappresentanza sociale. E una nuova critica a un sistema economico e produttivo che ha tolto il vero significato alle domeniche. Un'omelia dai contenuti politici e sociali, quella pronunicata da Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, alla messa della Salute, celebrata questa mattina alle 10 nella Basilica eretta dal Longhena per celebrare la fine della pestilenza del 1630.

Una basilica affollata, complice il bel tempo, così come affollati sono stati il sagrato, il ponte votivo sul Canal Grande e le calli attigue alla Salute. Migliaia di pellegrini stanno portando il loro omaggio alla Madonna della Salute e lo faranno per tutto il giorno.

Nella sua omelia, Moraglia ha affermato che "una finanza non più a servizio dell’economia di un territorio e delle persone che lo abitano è una distorsione che si ritorce contro l’uomo stesso. Ciò vale anche per uno Stato che non riesce a porsi a servizio della società civile. E cosa dire, poi, di una politica che parla molto ma spesso non è più in grado d’offrire autentiche risposte e soluzioni?"

"Per quanto riguarda il lavoro - ha aggiunto il patriarca - le domande vanno poste alla politica - prima responsabile del bene pubblico - ma anche ai diversi soggetti che, con la politica, sono responsabili del mercato del lavoro; organizzazioni e realtà imprenditoriali e sindacali sono chiamate a fare la loro specifica parte e a dare il rispettivo e concreto contributo al bene comune".

"Ma in questa festa della Madonna della Salute - ha proseguito - desidero sottolineare il valore della domenica, giorno in cui - come singoli e comunità - siamo chiamati a costruire nuove relazioni umane a partire dalla logica della gratuità, al di fuori della dimensione economica e del profitto".

E ancora: "Sul piano sociale, rubandoci la domenica, ci rubano un modo d’essere uomini e ne propongono un altro finalizzato al profitto di pochi. Infatti, la domenica - intesa come giorno del riposo e della gratuità - ci garantisce, come singoli e come comunità, che le relazioni umane non si riducono a quelle economiche e che l’uomo non è solo ciò che produce. Poi la domenica, dal punto di vista cristiano, riveste un valore religioso particolarissimo: è il giorno della risurrezione di Cristo, il fatto che cambia il senso della storia.La domenica è il giorno in cui il cristiano è chiamato a comprendere in modo nuovo il senso della sua vita - fatta di contemplazione e azione - e, insieme, a ricomprendere l’importanza della preghiera e del lavoro come anche dell’affidarsi a Dio oltreché del contare sulla propria iniziativa. La domenica, il singolo e la comunità sono chiamati ad operare una sintesi più alta e a cogliere, con sapienza, quanto nella vita va distinto seppur non separato".

"La domenica - ha detto ancora Moraglia - permette, in tal modo, di riscoprire una saggezza del vivere che supera facili riduzioni che si esprimono nella semplificazione per cui l’uomo è ridotto alla dimensione economica oppure ludica. Si tratta di cogliere l’uomo come “pluriformità” di dimensioni - individuale, sociale, economica, ludica, spirituale - che, solamente in unità, esprimono la totalità della persona e ci dicono chi è veramente l’uomo. La domenica, infine, per il cristiano è momento privilegiato per dare le ragioni della propria speranza, vale a dire la sua speranza battesimale. La domenica richiama il giorno della risurrezione a partire dal quale si legge la storia in termini di libertà non più dipendente dal potere della storia, di qualunque potere si tratti e che, nel denaro, trova il suo emblema.

E’ bene ricordare che Dio offre all’uomo la legge del Decalogo perché quanto in essa è contenuto risponde al bene dell’uomo; insomma, Dio ci dona la legge perché è per noi un bene e ci permette di vivere in modo più umano".

Quindi, un riferimento alle parole di Papa Francesco. "La persona - ha detto Moraglia - è fine e mai mezzo. Sempre va riconosciuta, a cominciare da dove ha inizio la sua esistenza, là dove è più indifesa, ossia, nel grembo materno. Su questo punto Papa Francesco sabato scorso, rivolgendosi ai medici cattolici, ha ripreso il n. 213 della Evangelii gaudium ed è stato chiarissimo. Ecco le sue parole: “Il pensiero dominante propone a volte una “falsa compassione”: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica “produrre” un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre. La compassione evangelica invece è quella che accompagna nel momento del bisogno, cioè quella del Buon Samaritano, che “vede”, “ha compassione”, si avvicina e offre aiuto concreto” (Papa Francesco, Discorso ai partecipanti al convegno commemorativo dell’Associazione dei medici cattolici italiani, 15 novembre 2014). L’idea che soggiace alle parole del Papa è che l’essere umano, comunque sia, è sempre sacro e inviolabile, in qualunque istante della sua esistenza. Se viene meno tale punto fermo - non illudiamoci -, ogni altro punto in difesa dei diritti della persona è destinato a venir meno e, così, la persona finisce per essere sottoposta all’onda lunga del pensiero dominante che oggi c’è e domani, con la stessa facilità, viene meno".

"La grande sfida - lo diciamo con Papa Francesco - è di tipo politico: “Prego il Signore che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri! È indispensabile che i governanti e il potere finanziario alzino lo sguardo e amplino le loro prospettive, che facciano in modo che ci sia un lavoro degno, istruzione e assistenza sanitaria per tutti i cittadini. E perché - sottolinea il Papa - non ricorrere a Dio affinché ispiri i loro piani?

Non a caso, nel programma della Diocesi, trova posto la dottrina sociale della Chiesa o pensiero sociale cristiano. Quanti si avvicinano ad essa, senza preclusioni ideologiche, assumono un nuovo sguardo sulla persona e sul bene comune".

"Ma nel nostro tempo - ha concluso il Patriarca - le pregiudiziali ideologiche sono ancora ben presenti anche se, forse con troppa fretta, alcuni hanno pensato di dichiararle ormai superate. In realtà, le ideologie si sono affinate ed evolute; il sapere ideologico, infatti, è una costante tentazione che sempre accompagna l’uomo e sempre rinasce.

La Madonna della Salute - così venerata dal nostro popolo - ci guidi verso un nuovo umanesimo, capace d’esprimersi in una rinnovata fraternità a partire dai più deboli. Un nuovo umanesimo, in questo momento di transizione e crisi, rappresenta la vera speranza di un reale rinnovamento, sia delle persone che della società".

Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 11:04

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