Ergastolano fugge dai domiciliari
e muore d'infarto in stazione

Giovedì 20 Novembre 2014
Stefano Savasta, 55 anni e l'imprenditore sparito Stefano Cerri (foto Polizia e Chi l'ha visto?)
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VERONA - È morto, probabilmente per infarto, mentre stava prendendo il treno a Verona, Stefano Savasta, condannato all'ergastolo come mandante dell'omicidio nel 2008 di un imprenditore, suo rivale in amore, e che era fuggito alcune ore prima dalla sua casa a Sirmione sul Garda dove era agli arresti domiciliari. L'identità della vittima - 55enne - è stata scoperta dalla Polizia ferroviaria scaligera soltanto dopo una serie di controlli incrociati sulla base di un documento che l'uomo aveva con sè, la patente di guida.

È da poco passato mezzogiorno quando al binario 11 un uomo si sente male mentre sta salendo sul regionale 2255 diretto a Bologna. Un giovane cerca di aiutarlo e lo sorregge prima di riuscire a farlo stendere su una panchina. Arriva la polfer e poco dopo il personale medico del 118. Inutili però i tentativi di soccorso e il medico non può che constatare la morte. Sulla base del documento, gli agenti contattano i carabinieri di Sirmione e scoprono che si tratta di Stefano Savasta, condannato nel maggio dello scorso anno quale mandante del'assassinio di Stefano Cerri, e già ai domiciliari.

Il suo allontanamento da casa era stato confermato poche ore prima dalla convivente agli stessi carabinieri che si erano recati nella sua abitazione per un controllo. La polizia ferroviaria ha ricostruito ogni passaggio della presenza di Savasta in stazione a Verona, dove era giunto da solo. Le telecamere di sorveglianza l'hanno immortalato sempre solitario fino a quando ha cercato di salire sul regionale ed è stato colto da un probabile infarto.

Savasta era stato condannato quale mandante dell’omicidio di Cerri, suo rivale in amore sparito nel dicembre 2008. Secondo le indagini del pm Antonio Sangermano, Cerri era stato rapito da 3 uomini (tutti condannati all’ergastolo: i dominicani Marthy Hernandez Rodriguez, Omar Calcano Manzueta e Francisco Frias Sanchez, l’ultimo ancora latitante.) fuori dalla sua azienda a Milano, fatto salire su un furgone e ucciso. Il corpo sarebbe stato fatto sparire sciogliendolo nell’acido.

Nonostante questo, Savasta aveva ottenuto i domiciliari per motivi di salute, anche se gli investigatori sospettavano che fosse riuscito a farsi passare per malato imbottendosi di medicine. L’allarme evasione era stato dato dai carabinieri che alle 9.30 erano andati a verificare la sua presenza in casa. L’uomo aveva raggiunto Verona, in tasca una carta di identità falsa, la patente vera e 10mila euro in contanti.

Ultimo aggiornamento: 21:47