Ossario senza soldi, nel centenario
dimenticati 5.405 eroi di guerra

Domenica 14 Dicembre 2014 di Giuseppe Pietrobelli
Ossario senza soldi, nel centenario dimenticati 5.405 eroi di guerra
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BASSANO DEL GRAPPA - Sono 5.405 eroi dimenticati e sepolti in tombe senza fiori, dentro un ossario incapace di conservare, con le spoglie, anche la pietà e la memoria. In un tempio dove da anni non rieccheggia neppure un requiem per quei ragazzi morti combattendo sulle nostre montagne giusto un secolo fa.



Adesso che è venuto il tempo delle commemorazioni qualcuno se ne è accorto. Il grande Tempio Ossario di Bassano, praticamente il duomo della città, è chiuso dal 2008. In restauro, anzi in rifacimento, o meglio in disfacimento. Cantierato, inaccessibile, pericoloso. Un’incompiuta all’italiana, dove la burocrazia e la mancanza di fondi hanno creato un rebus di complicata soluzione, uno schiaffo all’amor di patria, mentre si ricorda il massacro di milioni di uomini sul fronte che passò lungo il Piave, sul Grappa, sull’Ortigara e sull’Altipiano di Asiago.



"Lavori sospesi". Il cartello di colore giallo sbiadito è esposto sulla facciata, mesto contrappunto del tabellone che annunciava nel novembre 2009 la consegna dei lavori a due ditte friulane e prevedeva assai ottimisticamente la conclusione entro 330 giorni. Neppure un anno di durata, un lustro d’anticipo sull’avvio della commemorazione nazionale. E pensare che i fiori e le fanfare si sono visti qualche mese fa sulla gradinata del tempio dove sono raccolti, seppur in minima parte, i caduti del Grappa (altri 32 mila giacciono sulla vetta). Era in corso la campagna elettorale e i candidati-sindaco si erano dati un gran d’affare promettendo che lo scempio sarebbe stato cancellato, la chiesa sarebbe tornata ad essere una chiesa, non una ragnatela di tubi innocenti, impolverati e inutili.



Una lapide consunta ricorda che lì dentro sono sepolte anche 4 medaglie d’oro al valor militare, 147 medaglie d’argento, 86 medaglie di bronzo. Una "olimpiade" combattuta cent’anni fa, con il coltello fra i denti. Il tenente degli alpini Giovanni Cecchin vinse il massimo encomio conquistando, morente, una postazione austroungarica a Cima Ortigara. Il tenente Marco Sasso arrivando primo nella trincea dei crucchi, che uccise, incurante di essere stato devastato da una raffica di mitragliatrice. Il capitano di Fanteria Rapino Pantaleone non si arrese e fu pugnalato al cuore, sul Grappa. Il sottotenente degli alpini Vincenzo Zerboglio fu colpito da una palla in fronte mentre gridava "Viva l’Italia!».



L’abate Renato Tomasi allarga le braccia: «È tutto fermo da anni, non ci sono più soldi. Chiedete in Comune». Il sindaco Riccardo Poletto, anche se in carica da poco, sta tentando l’impresa impossibile di riaprire il tempio per maggio.



Ultimo aggiornamento: 15 Dicembre, 11:03