«Ragazzi, vi scongiuro: finitela con l'attaccare le gomme sotto il banco»

Martedì 16 Settembre 2014
BELLUNO - Chissà se si dice ancora bidello o se comincia ad andare di moda «collaboratore scolastico»? Paola Bona, dei Licei Renier di Belluno non ha dubbi: «Io mi presento come bidella». Quello di ieri è stato il suo ventiquattresimo primo giorno di scuola. Anche se, a dirla tutta, il primo giorno di scuola è un giorno come un altro. Quanto meno per un collaboratore scolastico. Ops, per un bidello. «Noi di fatto siamo sempre a scuola - spiega Paola, per tutti »Paoletta" -. Non abbiamo tre mesi di vacanza, perché la scuola non chiude praticamente mai. Eravamo qui, al lavoro, anche le scorse settimane, per gli esami di riparazione e per le altre attività, connesse alle iscrizioni. Per cui si può dire che questo è il primo giorno di scuola con gli alunni, ma non in assoluto".
Come viene vista la figura del bidello dagli alunni? «I ragazzi parlano con noi, chi più chi meno. Ci raccontano di piccoli problemi scolastici, del votaccio preso in matematica, del votone in qualche altra materia. Si rivolgono a noi quando stanno poco bene, o per altre piccole necessità. Qualcuno ci ringrazia per quello che facciamo. Credo che siamo delle figure importanti per loro».
E come viene vista dai professori? Che rapporto c'è con gli insegnanti? «Un rapporto di collaborazione, molto positivo. La scuola è una piccola comunità, con le sue regole. Senza regole non si può vivere».
Voi vedere passare gli alunni e le generazioni. Come è cambiata la scuola in questi anni? E come sono cambiati i ragazzi? «La scuola è cambiata tantissimo. Soprattutto nell'approccio allo studio e all'impegno. Anche i ragazzi sono cambiati tanto. Una volta, dieci o quindici anni fa, non erano depressi come oggi. Sono più fragili, forse più deboli. Ci sono molti più casi di anoressia, ad esempio».
La cosa più fastidiosa nel lavoro di un bidello? «Togliere le gomme da masticare appiccicate sotto i banchi. E non si creda che succede solo nelle classi e solo da parte dei ragazzi: è successo più volte anche in aula insegnanti».
Damiano Tormen

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