«Zona sismica: evento normale»

Martedì 27 Gennaio 2015
Nessun allarme: le due scosse che ieri hanno fatto saltare sulla sedia i bellunesi fanno parte di un unico evento che va ad esaurirsi e che rientra nella normale attività sismica di un territorio ad elevata sismicità come quello bellunese. Eventi che gli strumenti registrano e dei quali gli abitanti neppure si accorgono.
Lo conferma il direttore del centro sismologico di Udine che fa capo all'Istituto di oceanografia e geofisica sperimentale di Trieste, Marco Mucciarelli.
«Il terremoto è stato avvertito in modo così netto perchè la profondità dell'epicentro, 5 chilometri, era inferiore rispetto ad altri terremoti simili -spiega Mucciarelli- ma l'intera fascia al confine tra le provincie di Belluno, Pordenone e Treviso è ad elevato rischio sismico».
Dobbiamo attenderci altre scosse?
«Lo schema è uguale a quello del terremoto di qualche mese fa a Tarzo nel trevigiano: una scossa principale, una seconda meno violenta e poi via via nel giro di un paio di ore una serie di piccole scosse avvertite soltanto dagli strumenti, per poi concludersi. Quello che sicuramente non si conclude è l'attività sismica che in una zona così sensibile si continua a registrare. I nostri strumenti seguono l'evoluzione in tempo reale, ma per ora l'evento più consistente può considerarsi in via di esaurimento».
Molti hanno avuto l'impressione che si trattasse di un movimento sussultorio anche se di pochi secondi...
«Questo effetto è legato al fatto che Belluno fosse praticamente sulla verticale dell'epicentro, ma tutti i terremoti sono sia sussultori che ondulatori».
Territorio sismico, dunque: in poco più di due anni, tra il 15 aprile 2010 e il 9 giugno 2012 nel raggio di una cinquantina di chilometri da Belluno gli strumenti hanno registrato 28 terremoti tutti compresi tra 1,4 e 4,5 gradi della scala Mercalli. Il più disastroso di sempre resta quello del 29 giugno 1873 che con i suoi 6,3 gradi devastò la citta ed ebbe come epicentro Chies D'Alpago.

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