BELLUNO - (d.t.) Storia, territorio, tradizione: il tutto concentrato in un grappolo succoso, con un retrogusto di ambiente. L'Unione Montana approva il recupero vinicolo dei terreni bellunesi, con uno sguardo a quello ambientale del territorio e un altro al rilancio economico. Del resto, il messaggio era già stato lanciato lo scorso autunno, nel corso di un convegno a Palazzo Rosso, in occasione dello stappo del primo Prosecco della Valbelluna. «Impiantare viti significa recuperare un'attività storica - spiega il presidente dell'Unione Montana, Orlando Dal Farra -. In Valbelluna sono sempre esistiti piccoli vigneti per l'autoconsumo familiare. Ora bisogna far capire ai cittadini e soprattutto ai proprietari dei terreni che è possibile riaprire questo genere di coltura. Perché le nostre zone hanno caratteristiche geoclimatiche eccellenti, vicine a quelle della zona dello Champagne. Anche l'umidità, secondo gli studi fatti, sarebbe addirittura migliore da noi che nelle zone di Valdobbiadene». La Valbelluna (e l'esperimento riuscito a Centore lo dimostra) è adatta a diversi tipi di vino, ma si presterebbe benissimo a uve aromatiche. L'auspicio dell'Unione Montana è che si recuperino i vitigni autoctoni. «Bisogna fare rete con i produttori del Trevigiano - conclude Dal Farra - perché da noi mancano gli impianti di trasformazione. Tra qualche anno, poi, potremmo magari camminare da soli».
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