Centro Alzheimer: i progetti dell'Usl

Domenica 31 Agosto 2014
L'Alzheimer sarà la malattia del futuro.
L'Usl1, precorrendo i tempi, da dieci anni ha un centro specializzato per la diagnostica e il sostegno a pazienti e famiglie con circa 1500 visite all'anno.
«Non ci sono cause particolari - spiega il primario del reparto di geriatria Gianfranco Conatti - semplicemente la vita si allunga e questa è una patologia legata all'età». I dati sono chiari, sopra gli 85 anni l'incidenza è del 25-30% e appena del 5-10% sotto i 65. La malattia, insomma, è in aumento perché la popolazione invecchia di più e trovare un novantenne, oggi, non è raro come vent'anni fa. Se n'è accorta anche la Regione che da qualche anno sta muovendo passi in questa direzione promuovendo l'avvio di centri dedicati alla cura e alla prevenzione del morbo e che nei giorni scorsi ha riconosciuto formalmente il Centro per il decadimento cognitivo avviato al San Martino una decina di anni fa. L'età media della popolazione, d'altra parte, impone la creazione di una cultura geriatrica fino a qualche tempo fa impensabile. «L'Alzheimer - spiega Conatti - è tra le prime cause di inserimento dell'anziano in casa di riposo dove lo stesso personale si trova in difficoltà davanti a questi pazienti. Tra gli scopi del Centro, il cui responsabile è il dottor Giampaolo Ben c'è quello di favorire il mantenimento della persona nel suo ambiente perché ogni cambiamento provoca smarrimento e scombussolamento. Per questo sono convinto sia importante creare una cultura geriatrica nella popolazione. Spesso si è convinti che certi comportamenti anomali dell'anziano siano normali e legati alla sua età, ma non è così. Il Centro ha un ruolo non solo terapeutico ma anche culturale». Dell'equipe guidata da Ben fanno parte una neuropsicologa, Francesca De Biasi, un neurologo e un psichiatra che seguono il paziente dalle fasi iniziali della malattia per tutto il suo sviluppo, rallentando il progredire del morbo e offrendo sostegno anche ai famigliari. «È importante saper interpretare le prime avvisaglie - conclude il primario - perché tante volte i comportamenti vengono fraintesi. Dimenticare le chiavi non è un sintomo, capita, ma perdere interesse per le attività della quotidianità come può essere la cura dell'orto, quello sì».

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